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Un locale in odore di camorra: interdittive antimafia per due società

Interdittive antimafia per due società coinvolte nella gestione del bar tabacchi Circe 226. Per i Carabinieri dietro ai titolari c'è il padre, ritenuto affiliato del clan Mallardo

Un locale in odore di camorra: interdittive antimafia per due società

La Prefettura di Latina ha emesso due interdittive antimafia a carico di altrettante società che gestiscono il locale "Circe 226" di Terracina, esposte in maniera concreta al rischio di infiltrazione e controllo da parte del clan Mallardo. I provvedimenti sono stati adottati in seguito agli accertamenti effettuati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo in merito alle srl "Kleos" e "Carichi" che operano nel bar tabacchi di viale Circe e sono gestite da Giovanni Battista Ciccarelli, in passato una con la partecipazione del fratello Domenico, figli trentenni di Gianfranco, originario di Giugliano in Campania e ritenuto affiliato al potente sodalizio camorristico. Stando alle indagini del maggiore Antonio De Lise, il padre dei due giovani commercianti trapiantati a Terracina ha finanziato l'acquisizione dell'attività e sarebbe in grado di condizionarne la gestione. Un'analisi che trova sostegno nelle interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Napoli a carico di altre tre società della famiglia Ciccarelli, "Servizi e Noleggi", "Na.Ro.Mi." e "2C" operanti in Campania, anche queste controllate dallo stesso Gianfranco attraverso i figli.

I fratelli Giovanni e Domenico Ciccarelli si erano integrati bene nella comunità terracinese, riscuotendo successo anche con lo stabilimento balneare La Rotonda, che era valso loro il coinvolgimento nell'inchiesta "Free Beach" di un anno fa sulla gestione opaca delle concessioni demaniali. In quel contesto investigativo era emersa la loro spregiudicatezza, indiziati di truffa per avere presentato la falsa ricevuta di un bonifico al momento di pagare i canoni per l'occupazione della spiaggia e avere fatto ricorso a una fidejussione falsa. Oltretutto lo stabilimento era stato ampliato con una serie di abusi edilizi.
L'analisi del Nucleo Investigativo però ha rivelato uno scenario ben più complesso sotto il profilo criminale. Prima di tutto i militari hanno appurato che la famiglia Ciccarelli era subentrata nel giugno 2015 nella gestione del bar tabacchi di viale Circe versando ai vecchi gestori 30.000 euro con un assegno e altri 230.000 euro da corrispondere con 36 rate, senza che i due fratelli in quel periodo fossero in grado di disporre di somme del genere, come comprovato tramite la banca dati dell'Agenzia delle Entrate. Anzi le successive verifiche hanno svelato che è stato il padre Gianfranco a versare le somme necessarie, attraverso sei assegni bancari, per costituire il capitale sociale della "Keos" inizialmente condivisa da entrambi i figli.

Il focus compiuto su Gianfranco Ciccarelli, giuglianese di 57 anni con un passato macchiato da un precedente per rapina quand'era poco più che ventenne, ma anche da numerose e consolidate frequentazioni documentate con personaggi di spicco della criminalità organizzata napoletana, ha permesso agli investigatori dell'Arma di documentare la sua affiliazione al clan Mallardo, attraverso soprattutto le dichiarazioni dei pentiti campani Gaetano Vassallo e Giuliano Pirozzi. Oltre a descrivere circostanze che comprovano la sua militanza nel sodalizio camorristico, i collaboratori di giustizia hanno ribadito più volte come Gianfranco Ciccarelli e il padre Giovanbattista prima di lui, fossero organici alla malavita giuglianese. «Ciccarelli Giovanbattista detto Giacchettella è un affiliato al clan Mallardo e ha un figlio che è parimenti affiliato al medesimo clan» dichiarava Vassallo nel 2011. Mentre Pirozzi l'anno dopo riferiva: «...Giacchettella e suo figlio Gianfranco sono legatissimi al clan Mallardo».

Quindi secondo gli investigatori emerge «un rapporto granitico tra il clan camorristico Mallardo e Gianfranco Ciccarelli, di una intensità tale da far ritenere, sotto un profilo indiziario, come lo stesso sia da considerarsi un soggetto omologo e funzionale agli interessi della criminalità organizzata, che non disdegna di consolidare rapporti simbiotici con sodali criminali». Nel frattempo il Comune di Terracina ha già revocato la licenza del locale e la concessione della spiaggia.

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