Era stata la denuncia presentata dall'imprenditore Fabrizio Coscione ad incanalare le indagini verso una direzione precisa che da Perugia hanno portato nel cuore dell'ufficio giudiziario di piazza Buozzi. Una settimana fa il giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota, Silvano Ferraro e Stefania Vitto, sono stati arrestati.
Ieri in Tribunale si è svolta un'udienza davanti ai giudici del Riesame relativa ad un sequestro disposto a marzo dal gip Castriota nei confronti dell'imprenditore che aveva dato il via all'inchiesta. In base a quanto è emerso l'udienza non riguardava il sequestro imponente scattato la scorsa settimana e operato da parte della Guardia di Finanza, ma il provvedimento impugnato dai difensori di Coscione è relativo al sequestro delle disponibilità riconducibili alle quote di una srl. L'importo del sequestro è di oltre 3 milioni di euro. Il Collegio dovrà decidere sulla richiesta di dissequestro.
Nelle prossime ore intanto si conoscerà quello che ha deciso il giudice del Tribunale di Perugia in merito alla richiesta presentata dal collegio difensivo del magistrato finito in carcere e del consulente Ferraro. Gli avvocati Zeppieri, Tognozzi e Valentino hanno chiesto una misura cautelare meno afflittiva per i propri assistiti. E non è escluso anche che Ferraro possa presentare ricorso al Riesame avverso il provvedimento. Oggi intanto sarà ascoltata Stefania Vitto per l'interrogatorio di garanzia. La donna è agli arresti domiciliari.
In merito ai rapporti tra gli indagati, nelle carte dell'inchiesta emerge come la Castriota abbia cercato di nascondere la relazione con Ferraro, «Nella consapevolezza che questa circostanza rappresentasse una criticità o una causa di incompatibilità». Per quanto riguarda invece i rapporti di natura amicale tra il giudice Castriota e la Vitto: «Sono avvalorati dagli elementi emersi dalla disamina della documentazione bancaria».
La Procura di Perugia ha sostenuto che è emerso un quadro chiaro sotto il profilo investigativo: «Un accordo corruttivo e di vendita della funzione, nel quale i soggetti nominati dal giudice all'interno dell'amministrazione retrocedevano al magistrato, sotto forma di contributo mensile ed altre regalie, parte del denaro che il gip liquidava per l'adempimento degli incarichi». La conclusione a cui sono arrivati gli investigatori è una: «È stato possibile accertare nel corso delle indagini, vari episodi delittuosi, dotati di gravità». Ieri in Tribunale l'udienza relativa al sequestro delle quote. Per conoscere la decisione ci vorranno i prossimi giorni.