«Questo fatto non mi piace proprio, perché quando io scrivo una cosa deve essere obbedita la cosa che scrivo», diceva il gip Giorgia Castriota nei giorni del pressing tra febbraio e marzo e in occasione del provvedimento di sequestro a Coscione.
L'attenzione investigativa è concentrata anche sul computer del magistrato sequestrato nel suo ufficio gip-gup del Tribunale. Quando sono stati notificati i provvedimenti restrittivi, contestualmente all'esecuzione delle misure lo scorso 20 aprile, i finanzieri oltre a perquisire la stanza del giudice hanno analizzato il contenuto del pc e hanno portato via alcune carte.

Massimo riserbo su quello che hanno trovato, gli inquirenti ovviamente confidano di raccogliere altri riscontri. Il sistema - come hanno sottolineato gli investigatori - «andava avanti da anni» e in ballo c'erano incarichi per una azienda pugliese, a Taranto.

In una conversazione tra il giudice e Silvano Ferraro, gli inquirenti annotano una frase indicativa: «C'è una marea di beni e una marea di sordi, questa è l'unica cosa che si evince». Stesso discorso per una vicenda relativa ad una procedura che genericamente viene riportata come «caporalato». Nei motivi con cui il gip di Perugia ha applicato la misura cautelare in carcere lo scorso 20 aprile, ipotizzando il reato di corruzione, viene messa in evidenza la possibile reiterazione del reato; in questo caso non riconducibile soltanto all'affare Coscione ma anche ad altri procedimenti recenti, almeno due, è riportato nell'ordinanza. In una conversazione con un pubblico ministero per un altro incarico, il giudice Castriota fa più volte il nome di un professionista. Tutto questo - come riportato nelle carte dell'inchiesta - emerge quando il magistrato parla con Ferraro e gli rivela che ha inviato un messaggio a Evangelista e le ha scritto. «Sto lavorando per te». Gli inquirenti mettono in luce che alla fine il giudice: «Sfrutta il ruolo per lucrare sulle nomine del compagno e di amici, dai quali farsi poi remunerare quale atto dovuto. E' Ferraro il promotore di tutto - annota la Procura di Perugia - il coordinatore e l'elemento di unione, il suo coinvolgimento è diretto, ha rapporti con gli indagati e altri professionisti». Adesso gli accertamenti proseguono sulle carte sequestrate nel corso della perquisizione e si scava nel computer.