Durante la sua fuga dopo la notte di violenze nell'ex Zuccherificio di Latina Scalo, il trentenne romeno Dragos Daniel Marcu ha potuto contare sulla copertura di un almeno complice, un quarantenne italiano che vive nella periferia del capoluogo, interrogato dagli investigatori della Polizia nei giorni scorsi. A lui i detective sono arrivati cercando il telefono del violentatore dopo la cattura nell'ex Mistral di due settimane fa, uno smartphone che probabilmente il fuggiasco aveva affidato al conoscente per depistare le ricerche. Su questo e altri aspetti sono ancora in corso gli approfondimenti investigativi della Questura.
Nell'arco dei quattro giorni in cui il violentatore era riuscito a rendersi irreperibile, le forze di polizia avevano messo in atto un piano di ricerche che non aveva tralasciato alcun aspetto. Mentre le pattuglie in borghese cercavano il romeno giorno e notte, gli investigatori avevano avviato anche una serie di attività tecniche, come la localizzazione del telefono del trentenne in fuga. Operazioni che tuttavia avevano complicato e non poco la caccia all'uomo, perché l'ultimo smarphone appartenuto a Dragos Daniel Marcu si era spostato spesso in quei giorni, soprattutto alla vigilia del giorno che è risultato decisivo per il rintraccio dello straniero. Perché il suo telefono di tanto in tanto aveva dei segnali, acceso e spento più volte, anche cambiando le schede telefoniche all'interno: aveva agganciato diversi ripetitori della telefonia mobile in zone diverse della città di Latina, mentre il fuggiasco continuava a nascondersi tra Latina Scalo e le borgate di Sermoneta.