Non confessano. Non hanno ammesso nulla davanti agli inquirenti i due fratelli di origini romene finiti in manette venerdì al termine di un lungo interrogatorio iniziato intorno all'ora di pranzo. Sono loro per la Procura di velletri e per il Comando dell'Arma di Anzio e Nettuno, gli autori del brutale assassinio di Enzo Vetrano, il 77enne trovato senza vita nel cortile della sua abitazione a Casello 45 all'alba dell'altro ieri.
La vittima è stata raggiunta da un unico colpo di piccone che non gli ha lasciato scampo.
Hanno 23 e 25 anni. In zona, nel quartiere che segna il confine tra il territorio di Aprilia e quello di Nettuno, ma anche quello di Ardea, i due ragazzi li hanno visti spesso. I vicini di casa della vittima, sin dalle prime ore avevano confermato sia agli investigatori che ai giornalisti, il sospetto che il delitto potesse essere legato proprio alla natura tutta da verificare, dei rapporti tra il pensionato e i due immigrati. Alcuni sanno che da tempo Vetrano dava una mano ai due fratelli. In diverse occasioni avrebbe procurato loro dei lavori da svolgere in zona, sia nella sua proprietà che altrove. «Frequentavano anche la sua abitazione. Li abbiamo visti diverse volte, spesso lui si fermava a parlare con loro». Qualcuno però sottolinea che specie negli ultimi tempi, i rapporti tra vittima e presunti carnefici, sarebbero mutati. «E' coinciso con un cambiamento anche delle abitudini di Enzo. E' una persona riservata, negli ultimi tempi lo era diventato di più. Prima lo incontravo anche a messa, aveva smesso di venire. Ma in qualche occasione con quei ragazzi ha anche discusso».
E la discussione che potrebbe aver portato i due fratelli a maturare la decisione di dare una punizione al 77enne, sarebbe avvenuta poche ore prima del delitto. La sera di giovedì infatti, Enzo avrebbe discusso animatamente con uno dei due. Sarebbero volate parole grosse. Urla che avrebbero portato all'intervento dei Carabinieri di Nettuno. Forse il giovane immigrato pretendeva soldi. Sull'oggetto del contendere dal Comando dei Carabinieri non arrivano né conferme né smentite, le indagini sono ancora in corso e probabilmente solo la moglie di Enzo sa per quale motivo suo marito poche ore prima di essere ucciso, aveva litigato con il giovane romeno. E quindi il delitto sarebbe una conseguenza di quella lite e della richiesta di aiuto ai militari della vittima. Forse volevano dargli "una lezione", punirlo, forse si sono presentati a casa di Enzo, all'alba, con l'intento di picchiarlo, o forse erano andati lì proprio per ucciderlo. Loro al momento si trincerano dietro al diritto di non rispondere alle domande riconosciutogli dalla legge. Nelle prossime ore saranno nuovamente ascoltati. Si attendono anche i risultati dell'autopsia sul corpo della vittima e le conferme che l'arma del delitto, un grosso piccone abbandonato a poca distanza dal corpo del 77enne, sia proprio quella. Quindi si cercheranno elementi come impronte o Dna su quell'arma in modo da poterla collegare con uno o entrambi gli arrestati.
La comunità, sotto shock sin dall'altra mattina, invece attenderà di conoscere la data dei funerali. Si tratta di due comunità in lutto, quelle di Nettuno, di Casello 45 dove Enzo, con la moglie e il figlio, vive da sempre, e quella di Aprilia dove per venti anni ha gestito con un socio un distributore di carburante.