E' stato presentato ricorso in Corte d'Appello per il tentato omicidio avvenuto nel quartiere Nicolosi. Per questo reato il giudice del Tribunale di Latina Giuseppe Molfese aveva condannato il presunto responsabile Angelo Sinisi, 45 anni di Latina, alla pena di quattro anni e otto mesi. La parte offesa dell'agguato è Antonio Di Silvio detto Cavallo.

L'imputato aveva scelto come strada processuale quella del rito abbreviato (un giudizio previsto al codice che prevede la riduzione di un terzo della pena alla luce degli elementi raccolti nel corso delle indagini). Il legale dell'imputato, l'avvocato Valentina Leonardi ha impugnato la condanna presentando il ricorso, puntando in particolare sulla totale incapacità di intendere e di volere al momento del fatto da parte dell'imputato. In aula sarà una battaglia di perizie tra quella disposta nel corso del processo di primo grado dal gup e quella invece della difesa. La data dell'udienza ancora non è stata fissata. I fatti contestati finiti al centro del processo risalgono a quasi un anno e mezzo fa ed erano avvenuti nel maggio del 2022 nel cuore del quartiere Nicolosi. Secondo l'accusa, Sinisi aveva lanciato una bottiglia incendiaria nei confronti di Di Silvio che si trovava all'ingresso di casa.

Erano stati i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, diretti dal maggiore Antonio De Lise, a risalire nel giro di pochissimo tempo al presunto responsabile e a cristallizzare il movente. Sinisi era stato fermato subito dopo i fatti e ad innescare la sua violenta reazione sarebbe styata una continua richiesta di denaro da da parte di Antonio «Cavallo» Di Silvio, ferito e portato in ospedale in codice rosso al Sant'Eugenio di Roma a causa delle ustioni riportate.

L'imputato aveva ribadito nel corso dell'interrogatorio davanti al gip che la parte offesa gli chiedeva sempre delle somme di denaro perchè sapeva che lui aveva il reddito di cittadinanza. In un secondo momento la Procura aveva chiesto il giudizio immediato sulla scorta dell'evidenza della prova e di elementi raccolti dai Carabinieri subito dopo i fatti contestati ed era stato contestato il tentato omicidio.

Adesso il processo di secondo grado la difesa punterà sulla consulenza di parte del medico legale che ha sostenuto che il proprio assistito al momento del fatto fosse incapace di intendere e di volere.