Il caso
27.09.2023 - 08:30
Due condanne e una assoluzione per spaccio di eroina ad una minore. Dopo quasi due ore i giudici del Collegio Penale di Latina, presieduto dal giudice Francesca Coculo, hanno emesso la sentenza nei confronti di tre imputati accusati di spaccio di sostanze stupefacenti e di aver procurato - secondo quanto ipotizzato - ad Arianna Briasco, una ragazza di 16 anni, una dose di eroina.
L'adolescente era stata trovata morta nel bagno della sua abitazione a Latina nel luglio del 2015. La scomparsa di Arianna aveva suscitato grandissimo cordoglio e incredulità in città. I giudici ieri si sono pronunciati e hanno ritenuto Davide Calenzo, presunto responsabile del reato ipotizzato di spaccio e lo hanno condannato a sei anni e sei mesi, mentre Lorenzo Rossi, residente in provincia di Reggio Emilia, è stato condannato a sette anni. Assolto dalle accuse Alexander Zakharchenko, difeso dall'avvocato Adriana Anzeloni, per lui il pm aveva chiesto come per gli altri imputati la pena di otto anni.
Un altro imputato, ritenuto il pusher, un giovane algerino, era irreperibile: avrebbe ceduto la sostanza stupefacente alla ragazza. La sua posizione era stata stralciata.
Ieri si è concluso il processo. Il pubblico ministero Daria Monsurrò, titolare del fascicolo, nel corso della sua requisitoria aveva ricostruito i fatti chiedendo le condanne.
«I testimoni comparsi qui in Tribunale hanno identificato gli imputati in coloro che hanno ceduto la sostanza stupefacente». La Procura aveva ipotizzato per Rossi una condotta: ha insegnato all'adolescente come iniettarsi in vena (che inizialmente svolgeva lui), la sostanza stupefacente.
Questo episodio era avvenuto in una comunità nelle Marche dove la ragazza si trovava, mentre Calenzo - secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti - avrebbe procurato la droga. La parte civile rappresentata dall'avvocato Luca Giudetti ha sottolineato come l'istruttoria abbia offerto una conferma integrale di quanto sostenuto dall'accusa mentre il collegio difensivo ha cercato di smontare l'impianto accusatorio chiedendo per i propri assistiti l'assoluzione perchè il fatto non sussiste e perchè le accuse sono prive di riscontri.
Alla fine dopo la camera di consiglio ieri pomeriggio, poco prima delle 17, i giudici sono usciti con la lettura del dispositivo. Una volta che saranno depositate le motivazioni della sentenza le difese presenteranno ricorso in Appello. Tra le fonti di prova raccolte le informative e le indagini della Squadra Volante e della Squadra Mobile che risalgono al 25 luglio del 2015 (il giorno del decesso) e dei Carabinieri del Nas e poi anche i tabulati telefonici e infine intercettazioni ambientali e le dichiarazioni delle persone informate sui fatti. I genitori di Arianna avevano sempre chiesto giustizia per la tragica morte della figlia. La battaglia era andata avanti su più fronti a partire dalla ricerca della verità anche su cosa accadde anche nei mesi prima della morte quando la ragazza entrò in una comunità a Fabriano in provincia di Ancona, (nel marzo del 2015), lo fece per curare una «lieve dipendenza da derivati della cannabis e in quanto assuntrice occasionale di cocaina ed altre droghe sintetiche», ma fino a quel momento non aveva mai fatto uso di eroina che invece avrebbe assunto proprio all'interno della struttura di recupero, dove aveva conosciuto un uomo più grande di lei.
Ieri in Tribunale si è chiuso il processo relativo a dei fatti che sono avvenuti tra maggio e giugno del 2015 e infine l'11 luglio.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione