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L'interrogatorio

Hascisc in casa, l'imprenditore nega lo spaccio: rimesso in libertà

Il giudice ha convalidato l'arresto di Luca Pacini, preso con due chili di panetti. Disposta la misura cautelare degli obblighi di firma

Hascisc in casa, l'imprenditore nega lo spaccio: rimesso in libertà

Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese ha convalidato l'arresto di Luca Pacini, l'imprenditore di 35 anni fermato dai poliziotti della Squadra Mobile, giovedì sera, mentre entrava in una casa dov'erano custoditi venti panetti di hascisc per un totale di quasi due chili. Durante l'interrogatorio celebrato ieri mattina, l'indagato ha ammesso le proprie responsabilità, atteggiamento riconosciuto positivamente dal gip, sminuendo però le finalità del possesso degli stupefacenti, parlando di un consumo condiviso con gli amici. Nella successiva fase di valutazione della custodia cautelare ha prevalso la linea difensiva, sostenuta dagli avvocati Giancarlo Vitelli e Italo Montini, visto che il giudice ha concesso una misura meno afflittiva rispetto agli arresti domiciliari applicati inizialmente come invocato dai legali, rimettendo in libertà Pacini con l'applicazione dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per la firma.

L'arresto era scattato nell'ambito di un mirato servizio di contrasto dei fenomeni criminali come appunto il traffico di droga. Gli investigatori evidentemente erano alla ricerca delle scorte che riforniscono il mercato degli stupefacenti e avevano maturato sospetti sull'imprenditore, un insospettabile che fino a un anno fa era attivo in politica, reduce da una candidatura al Consiglio comunale del 2021 e dal ruolo di portavoce del partito Fratelli d'Italia a Sabaudia qualche anno prima. Una condizione sociale sulla quale lo stesso Pacini ha fatto leva per sostenere di non essere uno spacciatore, specificando di essere titolare di aziende che occupano una ventina di dipendenti e gli garantiscono dei ricavi. La droga era conservata in un appartamento in cui l'indagato non abitava più da qualche tempo, ma era rimasto nella sua disponibilità: durante l'interrogatorio il trentacinquenne si è attribuito il possesso dello stupefacente, sostenendo però di avere acquistato i venti panetti di hascisc per uso personale, avendo esagerato nella quantità per approfittare di un prezzo favorevole. Ha però negato di cedere la droga a scopo di lucro, ammettendo di condividerla con gli amici al momento del consumo. Quindi alla luce dell'atteggiamento collaborativo dell'indagato, tenendo conto della sua occupazione e dell'assenza di precedenti penali, il giudice ha applicato una misura cautelare meno restrittiva.

Intanto gli investigatori della Polizia portano avanti l'attività d'indagine per chiarire il ruolo dell'imprenditore e ricostruire la rete di spacciatori che lo aveva rifornito. Non viene ancora esclusa alcuna ipotesi, compresa l'eventualità che l'indagato si sia prestato per custodire una scorta di hascisc destinata al mercato della droga.

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