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Omicidio Moro, nuova udienza in Corte d'Assise

Il processo alle battute finali. In aula ieri ha deposto un poliziotto del carcere di Viterbo e un ex agente della Squadra Mobile

Omicidio Moro, nuova udienza in Corte d'Assise

Nuova udienza ieri in Corte d'Assise, presieduta dal giudice Gian Luca Soana del processo per l'omicidio di Massimiliano Moro, ucciso la sera del 25 gennaio del 2010 nel suo appartamento di Largo Cesti da due colpi di pistola. In poco più di un'ora davanti al pm Luigia Spinelli, hanno sfilato alcuni testimoni della difesa. Tra le deposizioni quella di un agente di Polizia Penitenziaria che prestava servizio nel carcere di Viterbo dove era detenuto Renato Pugliese (poi diventato collaboratore di giustizia) e Simone Grenga, quest'ultimo accusato di essere l'esecutore materiale dell'omicidio. E poi ha deposto anche un ex investigatore della Squadra Mobile ora in pensione che ha ripercorso il clima di quelle ore, sia del tentato omicidio a Pantanaccio che gli accertamenti successivi.


L'agente di Polizia Penitenziaria ha ricostruito le dinamiche della casa circondariale, e l'obiettivo della difesa era quello di sconfessare l'accusa. Nelle carte dell'inchiesta è riportato che Pugliese proprio in quel carcere - all'epoca dei fatti - sarebbe stato avvicinato da Grenga che ricopriva il ruolo di spesino. E in una occasione - come è riportato sempre nelle carte dell'indagine - avrebbe detto a Pugliese (all'epoca vicino a Moro) che non gli avrebbe fatto del male. L'agente ha spiegato che un detenuto come nel caso dello spesino non viene mai lasciato solo ma che in qualche circostanza si può anche verificare. L'ex agente della Squadra Mobile di Latina ha ripercorso cosa è accaduto nelle ore successive in cui era avvenuto l'agguato al Pantanaccio in cui era rimasto ferito Carmine Ciarelli. Ha spiegato che era andato in ospedale al Santa Maria Goretti dove era ricoverato Ciarelli e che davanti al Reparto di Rianimazione vi erano moltissimi parenti. Infine ha aggiunto di aver visto sicuramente Moro. L'ex poliziotto ha ribadito che in quelle ore vi erano stati dei controlli capillari sul territorio e la difesa vuole dimostrare come in quelle ore, sarebbe stato difficile per gli imputati girare armati a Latina. Alla fine dopo queste due testimonianze il processo è stato rinviato al 5 dicembre quando sono previste altre deposizioni .

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