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D'Arienzo scarcerato, la Procura non ci sta. Ricorso in Appello

I pm si oppongono alla decisione del giudice dopo l'incidente probatorio che ha reso nulli gli esami stub

D'Arienzo scarcerato, la Procura non ci sta. Ricorso in Appello

Non è ancora detta l'ultima parola sulla posizione di Ermanno D'Arienzo, 65 anni, sospettato di avere vendicato la morte del figlio Erik uccidendo tre mesi dopo il cinquantenne Fabrizio Moretto la sera del 21 dicembre 2020 davanti casa sua in strada della Tartaruga, tra Bella Farnia e Borgo San Donato. La Procura di Latina infatti si è opposta alla decisione con cui il giudice per le indagini preliminari aveva revocato la misura cautelare degli arresti in carcere per il principale indiziato, a margine dell'incidente probatorio che di fatto ha reso nullo l'esito degli esami stub effettuati la sera del delitto per verificare la presenza, o meno, di polvere da sparo sulle mani di quattro persone sospettate di avere partecipato all'esecuzione.


Nei giorni scorsi, entro i termini di legge, i sostituti procuratori titolari dell'inchiesta Martina Taglione e Andrea D'Angeli hanno presentato ricorso alla Corte d'Appello di Roma proprio contestando la decisione con cui il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese aveva scarcerato Ermanno D'Arienzo, accogliendo la richiesta avanzata dai difensori dell'indagato, gli avvocati Oreste Palmieri e Giancarlo Vitelli. Del resto il contro esame effettuato dal consulente tecnico nominato dal Tribunale, per esaminare le analisi svolte in precedenza dai laboratori romani dei Carabinieri sui tamponi effettuati la sera dell'omicidio alla ricerca di tracce di polvere da sparo sulle mani dei sospettati, aveva rivelato che tutti i campioni raccolti erano positivi per la presenza di tracce compatibili con un colpo di pistola, compresi quelli effettuati dai carabinieri sulle loro mani come test di garanzia appunto per scongiurare casi di contaminazione.
Quindi tutti i tamponi sono risultati compromessi, "inquinati" presumibilmente nel momento in cui sono stati analizzati nei laboratori di Roma del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma, e per questo la positività di Ermanno D'Arienzo emersa all'esito delle prime analisi, non può essere considerata una prova utile per sostenere un procedimento penale. Era stato il Tribunale del Riesame a suggerire l'esecuzione dell'incidente probatorio in presenza di poche tracce compatibili con l'esplosione di un colpo di pistola nello stub del padre di Erik D'Arienzo, tenendo comunque conto del fatto che il quadro indiziario era sostenuto anche da altri elementi, fino a quel momento tutti convergenti, come le fasi preparatorie dell'omicidio e un movente fin troppo scontato.

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