Il caso
19.11.2023 - 10:30
I giudici del Tribunale di Roma chiamati a pronunciarsi sulla custodia cautelare per Ermanno D'Arienzo, il 65enne sospettato di avere ucciso Fabrizio Moretto la sera del 21 dicembre 2020 per vendicare la morte del figlio Erik tre mesi prima, non si sono limitati a valorizzare le indagini con cui i Carabinieri avevano documentato le fasi preparatorie dell'omicidio di strada della Tartaruga, vicino Bella Farnia, ma hanno anche analizzato attentamente gli approfondimenti compiuti da tecnici e consulenti della Procura sugli esami stub, di fatto riabilitando l'esame dei tamponi che l'incidente probatorio di inizio settembre sembrava avere delegittimato, introducendo l'ipotesi della contaminazione dei test.
Il riesame delle esigenze cautelari si è concluso, nei giorni scorsi, con l'accoglimento dell'appello presentato dai sostituti procuratori Andrea D'Angeli e Martina Taglione, contro la decisione del giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese di revocare la custodia in carcere per l'indagato di 65 anni che tuttora può godere della libertà: il collegio di giudici del Tribunale di Roma ha infatti emesso una nuova ordinanza di carcerazione, che sarà esecutiva solo una volta diventata definitiva. Ovvero quando saranno scaduti i termini per la presentazione di un ulteriore ricorso: i difensori del principale indiziato hanno ancora la possibilità di ricorrere alla Suprema Corte di Cassazione per chiedere un ultimo esame volto a garantire la corretta applicazione e interpretazione delle norme giuridiche.
Se da un lato il consulente tecnico della Procura ha rilevato come la perizia abbia consentito di individuare un numero maggiore di particelle compatibili con l'esplosione di un colpo di pistola, rispetto al primo esame dei Carabinieri, sui tamponi effettuati la sera dell'omicidio, compresi quelli bianchi di prova, introducendo l'ipotesi della contaminazione accidentale, comunque questa sarebbe avvenuta solo dopo che i militari del Ris hanno effettuato le analisi di laboratorio. O almeno questa è l'interpretazione che riabilita quegli stub.
«Il consulente del pm ha comunque ravvisato una serie di congruenze, incontestabili, tra gli esiti della perizia e i risultati dell'esame del Ris - osservano i giudici - In particolare la presenza di almeno tre particelle sugli stub relativi a D'Arienzo, l'assenza di particelle Gsr (i residui dello sparo, ndr) sullo stub di controllo cosiddetto "C" effettuto dall'operatore della polizia giudiziaria prima di effettuare il prelievo su D'Arienzo e uno dei primi sospettati. Ma anche l'irrilevanza dell'anomalia riscontrata sullo stub bianco "C" prima del prelievo su uno dei sospettati, in quanto l'assenza di rame ne determina l'incompatibilità con le particelle Gsr rinvenute sul D'Arienzo e sul bossolo sequestrato sul luogo dell'omicidio».
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