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Il fatto

Purosangue, il racconto della barista: Ciarelli disse «fai da bere, schiava»

I fatti contestati risalgono a febbraio 2021, quando fu aggredito il titolare di uno dei locali del quartiere della movida. «Mi riconobbe, avevo rifiutato le sue avances»

Purosangue, il racconto della barista: Ciarelli disse «fai da bere, schiava»

«Schiava, fammi da bere!». La frase più brutta del processo Purosangue Ciarelli non riguarda le estorsioni e le violenza perpetrate dal sodalizio Ciarelli, bensì una pessima uscita patriarcale di Roberto Ciarelli avvenuta la sera del 14 febbraio 2021 nel quartiere della movida. A raccontarla ieri in aula è stata una delle parti offese, la barista del pub dove quella sera Roberto Ciarelli si presentò come fosse il padrone della città. «Ho riconosciuto Roberto Ciarelli quando ha pronunciato quella frase - ha detto la ragazza - e lui ha riconosciuto me. Mi ha detto: ‘io mi ricordo di te, mi hai rifiutato all'Ombelico'. In precedenza mi aveva fatto delle avances nel locale L'Ombelico e io mi ero sottratta. Quella sera me lo rinfacciò». La giovane donna, apparsa visibilmente scossa durante la deposizione, ha offerto un quadro d'insieme del clima che c'era quando si presentavano i Ciarelli ed ha anche aggiunto di essere stata costretta dalle circostanze a denunciare quanto accaduto a febbraio 2021. Ci fu una rissa quella sera, il titolare del locale fu aggredito, arrivò la polizia e gli agenti dissero a tutti che dovevano andare a riferire i fatti.

«Quindi anche io sono dovuta andare a fare la denuncia», ha detto la donna. Come si sa, Roberto Ciarelli non è imputato in questo procedimento pur essendo stato indagato nell'inchiesta della Procura, avendo scelto il rito abbreviato, definito a ottobre scorso dal gup di Roma. Ciò nonostante ieri il pubblico ministero Valentina Taglione ha chiesto alla commessa destinataria delle aggressioni di Roberto Ciarelli di contribuire a ricostruire l'assetto del potere criminale della famiglia. La ragazza ha confermato che nei giorni successivi all'aggressione ricevette intimidazioni, con invito a non denunciare le minacce e le frasi che aveva sentito, tipo «Tu non sai chi sono io, ti faccio vedere, ti vengo a prendere a casa», a dimostrazione del potere esercitato dai componenti della famiglia Ciarelli, «che non accettano il rifiuto o la reazione di una donna ad un uomo». «In città - ha aggiunto la teste - si sa che quando arrivano loro scatenano risse, sono noti per le violenze e le minacce». Oltre alla barista ieri sono stati ascoltati anche altri due dipendenti del locale in cui avvenne l'aggressione di febbraio 2021, nonché due addetti alla sicurezza nel quartiere dei pub, con il controesame del collegio di difesa, composto dagli avvocati Simone Vittori, Luca Melegari, Maurizio Forte, Marco Nardecchia, Italo Montini, Francesco Vasaturo, Alessandro Farau. In questo troncone l'imputato eccellente resta Carmine Ciarelli, detto porchettone; oltre a lui rispondono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all'usura e all'estorsione, Antongiorgio Ciarelli, Ferdinando detto Furt Ciarelli, Ferdinando Ciarelli (classe 1998), Pasquale Ciarelli, Rosaria Di Silvio, Manuel Agresti, Matteo Ciaravino. Il dibattimento davanti al collegio presieduto da Gian Luca Soana è stato aggiornato all'udienza del 26 gennio 2024 per sentire altri testimoni della Dda e iniziare l'escussione del pentito Agostino Riccardo.

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