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Dimensionamento scolastico

«Dalla Regione taglio per 53 istituti, criteri da rivedere»

La riflessione di Gianmarco Proietti: visione economicista che non valorizza il sistema educativo e didattico

«Dalla Regione taglio per 53 istituti, criteri da rivedere»

Un taglio netto per 53 istituzioni scolastiche è la prospettiva nera contenuta nelle linee guida approvate dalla regione Lazio in tema di dimensionamento scolastico che così recita: «Nell'anno scolastico 2023/24 sono attive nella Regione Lazio 722 Istituzioni scolastiche, ciò implica che al termine del triennio con l'anno scolastico 2026-2027, dovrà intervenire una riduzione di 53 autonomie scolastiche. La Regione Lazio intende attuare tale riduzione in maniera graduale e ponderata a partire dall'anno scolastico 2024/25». Ad intervenire in merito e a chiedere un intervento dell'amministrazione comunale è l'esponente del Pd ed ex assessore alla scuola Gianmarco Proietti da sempre al centro del dibattito sulle politiche educative anche per il suo ruolo di docente. «Sarebbe davvero un segnale politico apprezzabile – scrive - che la Sindaca di Latina proponesse alla conferenza Permanente della Pubblica Istruzione della regione Lazio, di istituire un gruppo regionale di lavoro altamente competente per riorganizzare i criteri di dimensionamento secondo istanze che possano garantire una istruzione e una formazione di qualità per tutti, senza lasciare indietro nessuno.

Ciò che prima infatti era una visione di avanguardia nel campo scolastico, oggi viene richiesto dagli indirizzi del Ministero: è necessaria e urgente una Scuola che nasca da un nuovo modello di apprendimento e di funzionamento interno, nel quale la centralità dell'aula e dunque un'autonomia calcolata sul numero degli studenti iscritti vengano superate». Proietti facendo riferimento alle linee guida approvate scrive: «La Provincia, facendo proprie anche le deliberazioni dei singoli comuni che avranno raccolto i pareri dei Consigli di Istituto delle scuole primarie, si presenterà alla Conferenza Permanente insieme agli assessori delle città capoluogo e alle rappresentanze sindacali dove si voterà il piano di dimensionamento proposto, che poi dovrà essere deliberato definitivamente dalla Giunta Regionale. Ciò che colpisce, leggendo le linee guida, è ancora una volta una visione prettamente economicista dell'istituzione scolastica, visione che non pone al centro il sistema educativo e didattico. È lo stesso Ministero dell'Istruzione e del Merito che auspica con il Piano Scuola 4.0, con il Decreto n. 328 sulla Didattica Orientativa e ancora con le ultime linee guida per le discipline STEM, che gli educatori trasformino la lezione in una grande e continua attività laboratoriale di cui sono registi e facilitatori dei processi cognitivi, anche grazie all'utilizzo delle ICT».

Proietti spiega che il Ministero chiede agli insegnanti di lasciare spazio alla didattica collaborativa e inclusiva, alla ricerca, all'insegnamento tra pari, guidando lo studente attraverso processi di ricerca e acquisizione di conoscenze e competenze che implicano tempi e modi diversi di impostare il rapporto educativo e che necessitano di una progettualità più complessa e di spazi e numeri differenti nei gruppi classe da quelli calcolati nelle linee guida tarate probabilmente per un modello educativo trasmissivo e quindi chiaramente statico (per le scuole secondarie di II grado un minimo di 27 e un massimo di 30 alunni). «Classi da 30 studenti non permettono, prima di tutto, quella personalizzazione della didattica che garantirebbe la qualità della formazione che è diritto per tutti. Sono certamente convinto che i parametri numerici rispondano al DPR 81/2009 e siano collegati agli organici di cui non è responsabile l'Amministrazione Regionale, per questo è fondamentale studiare un percorso di innovazione culturale prima di tutto e poi tecnico, che ponga il ruolo educativo della scuola come centrale. Altrimenti sarà assai complicato spiegare a tutti i docenti dei 53 istituti che perderanno l'autonomia che si ritroveranno in graduatorie interne completamente rivoluzionate dall'ingresso di altri colleghi, come pure ai dirigenti e ai DSGA, costretti a dirigere istituti con almeno il doppio dei plessi».

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