Il caso
17.12.2023 - 08:30
L'incessante attività di monitiraggio della criminalità latinense ha permesso ai Carabinieri di proporre e ottenere la sorveglianza speciale per un altro personaggio finito al centro di diverse inchieste di spessore nell'ultimo decennio. Proprio sulla base dell'analisi compiuta dai militari del Nucleo Investigativo, i giudici della Sezione speciale del Tribunale di Roma hanno accolto la richiesta della Procura di Latina, disponendo la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per Fabio Di Stefano, latinense di 34 anni detto il Siciliano per le origini catanesi. Tuttora è detenuto in regime di custodia cautelare nell'ambito dell'inchiesta Scarface che di recente è approdata alla Corte d'Appello di Roma e in primo grado lo ha visto condannare a 19 anni e un mese di reclusione: la sorveglianza scatterà solo quando avrà terminato di scontare le condanne e a quel punto per tre anni non potrà lasciare la propria abitazione di notte e non potrà accompagnarsi con pregiudicati.
La stessa misura di prevenzione era stata applicata anche al padre Salvatore, ex affiliato della mafia catanese che si era stabilito a Latina molti anni fa in seguito alla sua collaborazione con la giustizia. Negli anni è maturato poi il legame tra la sua famiglia e una componente influente del clan Di Silvio tramite due dei suoi figli maschi. Fabio appunto si è unito alla figlia del potente Giuseppe Di Silvio detto Romolo che nel genero, rivelano le inchieste, riponeva le speranze per la continuità del potere che i propri figli non erano in grado di ereditare. Una solida alleanza iniziata molti anni fa, come testimonia il coinvolgimento dello stesso "siciliano" nelle inchieste sulla faida tra Di Silvio e fazioni opposte che infiammarono le cronache latinensi nell'estate del 2010, fatti per i quali Fabio Di Stefano è stato condannato in via definitiva a tre anni di reclusione con rito abbreviato per sequestro di persona ed estorsione.
Successivamente, secondo i collaboratori di giustizia, era diventato il referente dello spaccio di cocaina per la famiglia di Romolo Di Silvio. E gli affari andavano piuttosto bene visto che in quel periodo la sua famiglia aveva realizzato tre ville monumentali vicino Borgo San Michele, poi sequestrate per abusivismo edilizio. Uno sfarzo che il suocero detenuto non gradiva, come si evince in una delle conversazioni tra loro intercettate durante i colloqui in carcere. Il 3 giugno del 2019 Romolo lo rimprovera così: «Ma sii un po' più uomo (bestemmia), ti dovevi mangiare... dovevi tenere tutta la città in mano! Ti sei fatto più carcere che carcere, ma che stai combinando?!?... Ma tutti questi ragazzi devono sottostare tutti sotto a te!... I ragazzi devono portarti i soldi, come facevo io a casa... Ohh io per un anno e mezzo ho portato avanti quattro famiglie... una famiglia di carcerati più la mia... e in più ho lasciato 60.000 euro...».
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