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Giudiziaria, il processo

Incendio alla Loas, primi testimoni in aula: "Impressionante, un mattatoio"

Parlano due vigili del fuoco e un carabiniere: «Mai visto un rogo del genere»

Incendio alla Loas, primi testimoni in aula: "Impressionante, un mattatoio"

E' stata di fatto la prima vera udienza del processo a carico di Antonio Martino e Liberato Ciervo (soci della Loas Italia srl) e dell'allora legale rappresentante Alberto Barnabei a cui la Procura di Latina contesta reati che vanno da incendio colposo alla gestione illecita di rifiuti fino allo smaltimento non a norma delle acque.

Ieri in Tribunale a Latina sono stati ascoltati due vigili del fuoco e un carabiniere. I primi due in particolare, hanno ricostruito le fasi successive all'allarme, hanno descritto, usando termini davvero straordinari, l'entità del rogo che nell'agosto del 2020 ha devastato il sito di trattamento della Loas all'interno dell'area artigianale di Aprilia.

Alcuni numeri per comprendere la portata dell'incendio, un agosto torrido caratterizzato da quotidiani incendi estivi in tutto il territorio: sono stati impiegati 172 vigili del fuoco a rotazione, con decine di mezzi e autobotti. I primi giorni, perché le operazioni di spegnimento si sono protratte fino addirittura al 17 agosto per 9 giorni ininterrotti di intervento, si era pensato di far entrare in azione subito anche i mezzi aerei, canadair ed elicotteri, ma gli stessi vigili del fuoco hanno ammesso che nelle prime ore, vista la portata e la potenza del calore sprigionatosi, sarebbero serviti davvero a poco.
Una colonna di fumo nero alta decine e decine di metri che ha fatto capire agli uomini del 115 da subito la gravità della situazione. «Era un mattatoio, le fiamme che bruciavano i magazzini e un veicolo con un ragno. La dimensione dell'incendio è stata esagerata, accade quando la plastica brucia. C'erano fiamme alte 10 o 15 metri, non avevo mai visto una cosa del genere: impressionante». Ed è proprio su cosa gli operatori si sono trovati ad affrontare che la procura ha voluto precisazioni. «C'erano piattaforme con balle di plastica, dovevano essere un'ottantina. Ci è voluta una settimana per spegnere l'incendio».

L'accusa infatti tra le altre cose, contesta all'azienda di aver stipato un quantitativo di rifiuti non solo senza le relative cautele, ma anche in quantità decisamente oltre il consentito.
«Un'enorme quantità di rifiuti di plastica – ha aggiunto il secondo vigile del fuoco ascoltato ieri - inoltre c'era un traliccio dell'elettricità sotto il quale non avrebbe dovuto essere depositato materiale combustibile e noi, invece, già in passato, lo avevamo trovato».
Le irregolarità amministrative che la Procura contesta, riguardano anche e soprattutto l'impianto antincendio che sarebbe stato inattivo, e che avrebbe, forse, permesso di limitare i danni sul nascere dell'incendio. Nel 2019 l'azienda ricevette la sospensione della Scia: «C'era stato un ampliamento dell'attività diverso dal progetto iniziale e c'era del materiale accumulato all'esterno dei capannoni del piazzale che non poteva esserci, peraltro era anche sotto il traliccio» spiegano in aula i responsabili del 115. Il che per la Procura proverebbe che la situazione perdurava nel tempo se l'anno prima vi erano le stesse irregolarità mai sanate.

Tre capannoni completamente devastati, uffici amministrativi idem, piazzale ricoperto da carta, plastica fuse insieme, con il rischio di danni ai terreni e al sottolsuolo. Ma anche mezzi da lavoro. Danni ingenti per l'azienda, ma anche danni e disagi per la comunità.
Per giorni l'aria fu irrespirabile e il sindaco a poche ore dal rogo firmò una ordinanza che imponeva, nel raggio di 2 chilometri dal sito della Loas, il divieto di raccolta, consumo e vendita di frutta e verdura, divieto di pascolo per gli animali, la chiusura delle attività commerciali e imponeva la precauzione per i residenti di non uscire di casa, tenere le finestre chiuse e indossare mascherine all'aperto. Ma anche questo non è bastato per l'amministrazione Terra per ritenere di doversi costituire in giudizio come parte lesa a nome della città che aveva eletto lui e la sua maggioranza alla guida del Comune.
Sono invece parti civili, la Regione Lazio, la Provincia di Latina ed il Comune di Latina.

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