Lo scandalo dell'accoglienza
04.03.2024 - 10:30
Sono gli anni d'oro dell'accoglienza dei «migranti» quando dinanzi ad un notaio di Sezze, nel più grande centro dei Lepini, il 3 febbraio del 2004, un gruppo di soci provenienti da Ruanda, Sierra Leone, Etiopia, Congo, e tutti residenti a Sezze, tranne una giornalista di nazionalità congolese, si costituiscono nella società cooperativa Karibù con sede a Sezze, in Vicolo Galileo 1, pieno centro storico. Lo scopo è quello della mutualità prevalente, non tutti sono rifugiati politici. E con un capitale sociale di appena 2000 euro. Dal 2006 il salto di qualità, nel 2010 la società cooperativa vanta già crediti per oltre mezzo milione di euro. Il suo scopo sociale, l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate. La signora Marie Terese Mukamasindo ne è presidente. Già nel bilancio del 2010 emergono grandi passività. Nonostante i numerosi progetti che la legano alle pubbliche amministrazioni locali a partire da Sezze passando per Roccagorga e Priverno. La revisione contabile della società nel 2010 è della Lega Nazionale delle Cooperative, cui la Karibù ha aderito già nel 2006.
Ora accade che proprio in quegli anni nel luglio del 2011 questo giornale ricostruisce le drammatiche condizioni in cui versa il sistema dell'accoglienza, dietro cui però si muovono ormai montagne di denaro almeno dal 2006. Uno dei nostri titoli: «Il silenzio dei segregati». Tra i politici locali montano una serie di perplessità circa il sistema dell'accoglienza dei profughi in salsa setina. Cosa sta succedendo in queste case per lo più prive di tutto dove il cibo è solo riso e fagioli? Nel giro di pochi giorni viene aperta una indagine da parte dei Carabinieri di Sezze che svolgono accertamenti insieme alla Polizia Locale. Una prima tranche dell'inchiesta si chiude con sei persone indagate, che sono in affari con la Karibù. Sono le mogli di alcuni esponenti politici locali dell'Udc. Ma i Carabinieri sequestrano i computer del Comune in particolare di un dirigente. Poi il vuoto. Mentre un'altra inchiesta, partita da Roccagorga, mette ai ferri i dirigenti locali di Sezze, esponenti di Forza Italia. L'inchiesta conferma che dal Ministero dell'Interno i bonifici verso il Comune per Karibù, viaggiavano intorno ai 5-6 milioni di euro l'anno. Ma di quei migranti non si conosce né nome né nazionalità. Numeri. Il paese pagherà in termini di immagine e di carico sociale una moneta pesante che ancora oggi lo caratterizza. Raggiunto al telefono, l'attuale sindaco di Sezze, Lidano Lucidi dichiara di non aver ancora presentato la richiesta per la costituzione parte civile nel processo a Karibù «di aver deciso di valutare se possibile la costituzione nell'udienza preliminare del 22 marzo». Ma per ora nessuna delibera di Giunta. Stesso silenzio dal Comune di Roccagorga, il sindaco sta male, non può rispondere. Gli interrogativi restano tutti in piedi dal 2010. La politica tace, tutta. Solo una voce si leva, ed è quella di Luigi Gioacchini del MILS che chiede: «Stupisce non me che sono setino, e so qualcosa degli affari loro, l'assenza tra le parti civili del Comune di Sezze, dove la Karibù è stata fondata, ed ha operato per anni con garanzie a 360 gradi». L'udienza dal gup GGiulia Paolini è fissata per il prossimo 22 marzo. Gli imputati sono accusati a vario titolo di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta e auto ricclaggio.
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