Il caso
04.04.2024 - 11:30
La banda emergente della criminalità fondana sgominata dall'indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo era capace di movimentare quintali di droga ogni mese, producendo ricchezze che gli indagati hanno anche cercato di mettere al riparo dall'attenzione degli inquirenti, nel vano tentativo di simulare una sostenibilità del loro tenore di vita al di sopra delle possibilità. Tra tutti emerge il tentativo di Andrea Pannone, personaggio di vertice del sodalizio criminale insieme ad Alessio Ferri, che oltre alla custodia in carcere, risulta destinatario anche di una misura cautelare reale che ha fatto scattare il sequestro di alcuni beni, sia mobili che immobili, a lui riconducibili. Nel corso dell'inchiesta i detective del tenente colonnello Antonio De Lise hanno persino documentato il suo tentativo di ottenere un reddito da lavoro subordinato, convincendo un imprenditore balneare ad assumerlo, assicurandogli i soldi necessari per simulare il pagamento dello stipendio che in realtà si autofinanziava riciclando i proventi delle attività illecite.
Tra i capi d'imputazione dell'operazione Jars c'è anche la fittizia intestazione di beni che Pannone avrebbe conseguito intestando alla compagna di una costosa auto Maserati Gransport che un camper acquistati nel 2017. Gli inquirenti ritengono che sia a lui riconducibile, e per questo è stato sottoposto a sequestro insieme ai veicoli, anche la tabaccheria di via Gobetti a Fondi intestata sempre alla compagna di Pannone: secondo l'indagine l'esercizio commerciale fu acquisito nel marzo del 2020 al costo di 80.000 euro utilizzando i proventi dei traffici di stupefacenti. Oltretutto, sempre stando al quadro indiziario raccolto dalla Dda di Roma, Pannone si sarebbe fatto assumere fittiziamente dal titolare del lido balneare La Califfa attraverso artifizi e raggiri, consegnando al titolare del locale il denaro contante provento delle sue attività illecite che doveva servire per pagargli lo stipendio documentabile con i bonifici emessi dalla società dello stabilimento. Nel 2018 quindi Pannone era riuscito a dichiarare un reddito da lavoro pari a 20.170 euro, mentre l'anno dopo 22.637 euro e 9.270 nel 2020 quando c'era stata la pandemia, otlretutto potendo usufruire della cassa integrazione in deroga, tra l'altro compiendo la frode nel maturare impropriamente i contributi previdenziali.
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