Il caso
12.06.2024 - 09:45
Sono stati riuniti i due procedimenti pendenti davanti al Tribunale di Latina per lo scandalo Karibù, la coop finita sotto i riflettori per l’impiego dei fondi per l’assistenza nei Cas per altri fini e per una serie di contestazioni fiscali. Le contestazioni per evasione fiscale e per la distrazione dei fondi destinati al centri di accoglienza andranno dunque nello stesso procedimento, al fine di valutare la vicenda nel suo complesso e perché l’uno era il risvolto dell’altro. L’udienza di apertura del dibattimento fissata per ieri mattina è servita a completare gli adempimenti tecnici della riunificazione.
Come è noto il clou dell’intera vicenda risale al dicembre del 2022 quando furono emessi dal gip i provvedimenti cautelari nei confronti dei membri del consiglio di amministrazione della cooperativa interdetti dai rapporti con le pubbliche amministrazioni per 12 mesi. Gli imputati sono Marie Terese Mukamitsindo, l’amministratrice della coop, Michael Rukundo, Liliane Murekatete, e poi Richard Mutangana, Ada Ndongo Ghislaine, Christine Kabukon. Pur essendo alle battute iniziali il dibattimento si annuncia molto articolato e soprattutto affollato. Come è noto, infatti, il gup ha accolto tutte le richieste di costituzione di parte civile presentate: la Uiltucs, i 19 lavoratori delle due coop, i Comuni di Latina, Aprilia, Pontinia, Monte San Biagio, Fondi, Terracina, Sezze e Roccasecca.
ccolte anche quelle del Ministero degli Interni, del Codacons, del Consorzio Agenzia Inclusione dei Diritti e del Commissario liquidatore della Karibu. Non è un aspetto irrilevante né comune ad altri processi perché si tratta di difendere l’immagine complessiva dell’accoglienza e ciò che avvenne nell’ambito dei controlli degli anni fino al 2022. Il caso Karibù è emerso per le denunce di alcuni lavoratori che avevano stipendi arretrati fino a 12 mesi e che per tale ragione si rivolsero all’Ispettorato del Lavoro di Latina. Solo successivamente, e dopo sei mesi di battaglie sindacali, sono stati accesi i riflettori sull’uso dei fondi del Ministero dell’Interno e dei Comuni per l’accoglienza di migranti e richiedenti asilo, di cui la coop era tra i soggetti beneficiari.
La successiva e parallela inchiesta per riciclaggio e gli accertamenti che ne sono seguiti hanno consentito di attestare una importante sottrazione dei fondi destinati all’accoglienza per spese personali, di qui la contestazione dell’autoriciclaggio e della frode in pubbliche forniture, dovuta al fatto che la coop Karibù e il Consorzio Aid erano titolari di contratti con la pubblica amministrazione, ossia col Ministero dell’Interno, per garantire il servizio di assistenza ai migranti, anche minori, e ai richiedenti asilo, sulla base di appositi bandi indetti dallo stesso Ministero.
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