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Stupro sull'isola, così Lovecchio si difendeva sui social

Pochi giorni dopo i fatti il cameriere romano scriveva: «Se avessi realmente stuprato questa ragazza, come mai sono ancora libero?»

Stupro sull'isola, così Lovecchio si difendeva sui social

Un mese fa, Manuel Lovecchio, il trentenne romano arrestato martedì con l’accusa di aver violentato una sedicenne sull’isola di Ponza, si difendeva sui social.

Come si usa in questi tempi smart, si mette in rete ciò che dovrebbe stare dentro un processo. Ad ogni modo, il giovane, che già in quel momento era indagato e sottoposto a divieto di stare sull’isola, scriveva sulle sue pagine social: «Se avessi realmente stuprato questa ragazza, come mai sono ancora libero?». Domanda che si sono fatti in molti e uno ha chiesto persino che si approfondisse il ritardo della Procura di Cassino nel chiedere misure cautelari restrittive, arrivate due giorni fa. Sempre nei giorni immediatamente successivi e sempre sui canali social a lui intestati, Lovecchio scriveva: «... lei non sta né in cura, né ha tracce di me... le sue dichiarazioni non coincidono».

E’ possibile ipotizzare che questa sia la linea difensiva che il cameriere romano adotterà anche nel corso del prossimo interrogatorio davanti al gip, dopo l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari che gli è stata notificata martedì mattina presso l’abitazione della nonna a Roma. Ma adesso, diversamente dai giorni in cui Manuel Dani Lovecchio scriveva sui social, esiste un’ulteriore prova ritenuta più che attendibile dalla Procura di Cassino, che infatti ha chiesto l’arresto. Si tratta delle dichiarazioni rese dalla vittima, Ana, 16 anni studentessa residente in Romania e che questa estate si trova a Ponza al seguito della mamma e del compagno di questa, che sono dei lavoratori stagionali del settore della ristorazione. La ragazzina durante l’incidente probatorio del 2 agosto scorso ha infatti ricostruito in modo preciso e lucido quanto accaduto il pomeriggio del 7 luglio nella casa occupata da Lovecchio e altre tre persone, tutti lavoratori stagionali e tutti usciti da quell’appartamento poco prima della 19 per andare a prendere servizio. L’unico ad essere rimasto a casa, sul terrazzo comune posto tra la casa presa in affitto da Lovecchio e quella abitata dalla famiglia di Ana. Solo Manuel non era uscito, perché non aveva un lavoro e il periodo di prova presso un pub dell’isola si era concluso senza la stipula del contratto. Tale circostanza è stata validata dalle dichiarazioni dei tre coinquilini di Lovecchio sentiti a sommarie informazioni nei giorni seguenti la violenza, in specie l’ex fidanzata di Lovecchio ascoltata come persona informata sui fatti dai carabinieri di Ponza, e gli altri due coinquilini, due giovani di Minturno sentiti dai carabinieri di Formia.

Tutti hanno riferito di essere usciti poco prima delle 19, ora in cui Ana è rientrata dopo aver gettato la spazzatura e sul terrazzo è stata raggiunta e costretta a subire la violenza di Lovecchio, fin quando il cellulare di quest’ultimo ha squillato ed erano le 19.18. E’ stata proprio quella telefonata a consentire ad Ana si divincolarsi e fuggire dentro l’appartamento di famiglia chiudendosi dentro per poi avvertire la madre dell’accaduto. I carabinieri dell’isola, chiamati dalla donna, hanno trovato sul posto il cameriere domano in stato evidente di ebbrezza.

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