Il fatto
15.10.2024 - 12:33
E’ stato fissato per il 19 dicembre in Corte d’Assise d’Appello a Roma il processo per l’omicidio di Massimiliano Moro, ucciso durante la guerra criminale del 2010 nel suo appartamento di Largo Cesti Latina. Sono stati i pm Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri della Dda, ad impugnare lo scorso agosto le condanne a 21 anni nei confronti di Simone Grenga e Ferdinando Ciarelli detto Macù, rispetto alla richiesta dell’ergastolo formulata dall’accusa.
I pm puntano sulla premeditazione dell’omicidio che era stata esclusa dalla Corte d’Assise del Tribunale di Latina che lo scorso marzo aveva emesso la sentenza. I pm hanno impugnato le assoluzioni di Antongiorgio Ciarelli e Ferdinando Pupetto Di Silvio. Il collegio difensivo degli imputati chiede per i propri assistiti l’assoluzione.
Per quanto riguarda la premeditazione - i magistrati inquirenti hanno sostenuto - che l’omicidio era stato pianificato in ospedale al Santa Maria Goretti di Latina, poche ore dopo l’agguato in via del Pantanaccio a Carmine Ciarelli. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo. In un passaggio i magistrati sostengono che: «la Corte d’Assise ha condiviso in modo pressocché integrale l’interpretazione delle prove riaffermando la credibilità - hanno scritto i pm - il contesto mafioso in cui è maturato il proposito omicidiario». Il collegio difensivo dei due imputati condannati, rappresentato dagli avvocati Marco Nardecchia, Italo Montini, Massimo Frisetti, ha impugnato le condanne in Corte d’Appello per i propri assistiti. Gli altri due imputati assolti sono difesi dagli avvocati Alessandro Farau ed Emilio Siviero.
Il collegio difensivo punta su una serie di elementi a partire dall’inattendibilità dei collaboratori, fino all’esclusione dell’aggravante a partire da un presupposto: l’associazione non sarebbe di natura mafiosa e al momento dell’omicidio il sodalizio non esisteva.
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