Il fatto
21.11.2024 - 09:30
I ricorsi sono stati rigettati e le condanne per l’operazione «I Pubblicani» condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina sono diventate definitive. I reati contestati a vario titolo erano: estorsione, spaccio di droga e lesioni nei confronti degli imputati. E’ quello che hanno deciso i giudici della seconda sezione della Corte di Cassazione che si sono pronunciati sul ricorso presentato dagli imputati. Diventano definitive le condanne per: Cristina Giudici a due anni e 10 mesi di reclusione e di quattro anni e 6 mesi e 20 giorni per Gianluca Pezzano.
E poi sette anni e 4 mesi per Giuseppino Pes, cinque anni e 10 mesi per Adriano Sarrubbi e tre anni e 8 mesi per Pietro Finocchiaro. Il collegio difensivo - composto dagli avvocati Oreste Palmieri, Natalino Sabatini, Leonardo Palombi, Giuseppe Accapezzato, Giuseppe Calderazzo - aveva chiesto per tutti l’accoglimento dei ricorsi e di dichiarare l’annullamento della sentenza della Corte d’Appello per una questione relativa all’utilizzo di alcune intercettazioni telefoniche di un altro procedimento.
Il Procuratore generale aveva chiesto il rigetto o l’inammissibilità dei ricorsi, poi la decisione. In secondo grado, lo scorso febbraio, la Corte d’Appello aveva accolto la proposta di concordato per Amine Harrada e Roberto Ciarelli, rispettivamente la pena è di tre anni, 8 mesi e dieci giorni e sei anni e 4 mesi. L’inchiesta degli investigatori - diretti dal tenente colonnello Antonio De Lise - era stata coordinata dai pm Martina Taglione e Andrea D’Angeli. Gli uomini dell’Arma avevano ricostruito alcune spedizioni punitive per il mancato pagamento di debiti di droga e infine anche un episodio relativo ad un sequestro di persona. Il via alle indagini nel 2020.
Gli inquirenti avevano contestato anche l’estorsione aggravata, le lesioni personali aggravate dall’uso delle armi e la detenzione e il porto illegale di armi in luogo pubblico. Sulla scorta di pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali i Carabinieri avevano fatto luce su una serie di episodi che avevano portato poi il gip del Tribunale di Latina ad emettere i provvedimenti restrittivi eseguiti dagli uomini dell’Arma alla fine di aprile del 2022. Anche al Tribunale del Riesame le accuse avevano pienamente retto e il quadro era rimasto immutato.
Gli imputati per cui la sentenza è diventata definitiva avevano scelto in primo grado il rito abbreviato. Dopo che erano state emesse le condanne, le difese avevano presentato ricorso in Corte d’Appello. L’altro giorno davanti ai giudici della Suprema Corte sull’inchiesta è stata messa definitivamente la parola fine. Ha scelto il rito ordinario Alessandro Artusa, assistito dall’avvocato Maurizio Forte, condannato a luglio dal Tribunale di Latina a sei anni.
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