Il fatto
18.02.2025 - 09:30
Non si è mai lasciato abbattere dai tanti problemi che ha incontrato nel corso della sua vita, ma da qualche settimana P.F., latinense di 55 anni, invalido, si è ridotto a vivere in macchina. Non è la prima volta che gli capita, ma l’ultimo imprevisto non gli ha lasciato molte alternative: a causa di un errore di compilazione che non ha commesso lui, l’Inps ha bloccato la sua pratica e ha sospeso l’erogazione dell’assegno di inclusione che neppure la rettifica ha permesso di ripristinare. Era già successo in precedenza, creando quel contesto di incertezza che non gli ha più permesso di raggiungere la stabilità e la serenità necessarie per trovarsi una sistemazione migliore.
Da tempo P.F. non ha più una dimora fissa, è a tutti gli effetti un senzatetto, come attesta anche la residenza fittizia che gli uffici comunali assegnano a chi, come lui, non ha più un domicilio. Però ha una figlia adolescente, che vede sempre meno perché non ha un posto dove poter condividere i momenti insieme a lei. La città di Latina si era dotata di luoghi per chi, come lui, si trova a vivere un momento di difficoltà dopo la separazione, ma quelle strutture ora sono destinate ad altre emergenze sociali perché, si diceva, di padri separati senza casa non ce n’erano nel capoluogo pontino.
Di aiuti P.F. racconta di averne ricevuti pochi dalle istituzioni, tantomeno ora che si è bloccata la sua pratica per l’assegno di inclusioni. Dopo la sospensione del contributo gli hanno fatto spallucce un po’ tutti, all’Inps come ai servizi sociali che hanno in carico la sua pratica. Gli hanno detto che c’è da aspettare, ma l’ultimo sussidio dice di averlo preso a novembre, quando gli è stato liquidato agosto. Fino a qualche settimana fa era ospite di amici, ma era un aiuto temporaneo e in assenza di una soluzione ha preferito tornare a dormire in auto, sebbene abbia iniziato da tempo a soffrire problemi di salute. Ha frequentato il dormitorio, ma è stata un’esperienza difficile che ha preferito non ripetere.
Quando si era lasciato con la moglie, molti anni fa, ha lasciato che lei e la figlia restassero nella casa popolare che era stata assegnata loro tempo prima. Per una decina d’anni ha abitato in affitto, ma l’insorgenza dei problemi che gli hanno causato l’invalidità lo hanno reso meno operativo al lavoro e sono sorte le prime difficoltà economiche, fino a quando non è più riuscito a sostenere le spese per la casa. È iniziato così il calvario di un uomo che ha perso tutto, ma non la dignità.
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