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Il fatto

Vincita contesa tra ex amiche, tesoretto dissequestrato dopo 16 anni

Il Tribunale ha tolto i sigilli a una parte del premio. Dal 2009 i 250mila euro hanno perso il 25% del valore

Vincita contesa tra ex amiche, tesoretto dissequestrato dopo 16 anni

Il piccolo tesoretto, la metà di una maxi vincita, è stato dissequestrato: sono 250mila euro. Esattamente a 16 anni di distanza da quando la fortuna aveva bussato in una tabaccheria di Latina. Sedici anni è anche la durata «record» del sequestro di quei soldi per il Gratta e vinci conteso tra due ex amiche. Era il marzo del 2009 quando in via Fabio Filzi le due ragazze avevano giocato tentando la fortuna. C’è da sottolineare che trascorso tutto questo tempo la somma ha perso il 25% del valore in termini di potere di acquisto. Le due ex amiche, erano finite in Tribunale con un processo prima penale e poi civile e quando era stata aperta l’inchiesta - subito dopo la denuncia in Procura - il pm Chiara Riva aveva disposto il sequestro della metà di quella vincita. Nei giorni scorsi il giudice del Tribunale di Latina Mario La Rosa ha disposto il dissequestro e la restituzione alla ragazza che reclamava una parte della vincita, assistita dagli avvocati Giugliano, Scarchilli e Maggiore.
Il reato ipotizzato poi dichiarato prescritto era appropriazione indebita. Il lungo braccio di ferro è andato avanti per anni tra il Tribunale di Latina prima e la quinta sezione civile della Corte d’Appello che ha pronunciato una sentenza diventata definitiva. «Le due ragazze si erano accordate per l’acquisto congiunto - avevano scritto i giudici D’Avino, Serafin, Gozzer nelle motivazioni della sentenza - del biglietto, come confermato dai titolari della tabaccheria che aveva riferito che S.N., aveva detto all’amica: “stecchiamoci un Gratta e vinci” e che l’amica aveva risposto - rivolgendosi al tabaccaio - “ok allora dacci un Gratta e vinci da 5”. E’ pacifico - avevano messo in rilievo i giudici di secondo grado - che il biglietto vincente è rimasto nella disponibilità dei resistenti che hanno poi versato l’importo di 500mila euro sul conto corrente cointestato aperto appositamente e hanno rifiutato di consegnare alla ricorrente la metà dell’importo. Appare provata la contitolarità del biglietto a entrambe le ragazze e il diritto nei confronti di S.N., di ottenere la restituzione dei 250mila euro indebitamente trattenuta dall’amica e dai suoi genitori». Cala il sipario.

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