Il fatto
16.05.2025 - 08:30
Condanne severe quelle chieste ieri dal pubblico ministero del processo per immigrazione clandestina nel Regno Unito a carico di 57 persone, tra cui molte figure di spicco di Latina. Il dibattimento per fatti avvenuti nell’anno 2012 si celebra davanti alla Corte d’Assise di Roma perché lo snodo principale in cui si consumavano i reati erano gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. Nell’udienza di ieri c’è stata la requisitoria della pubblica accusa, che ha ricostruito il sistema di immigrazione clandestina basato su un sofisticato trasferimento di documenti di identità falsi a beneficio di cittadini soprattutto rumeni e albanesi.
Queste le pene chieste per gli imputati di Latina: a Lulaj Agostin 15 anni e 225 mila euro di multa, per Lulaj Christian 12 anni 100 mila euro di multa, per Lulaj Miriam 13 anni di carcere, per Manuel Ranieri 12 anni e 100 mila euro di multa, per Mirco Dell'Onto 7 anni, per Marco Carannante 7 anni, per Alessandro Riccio 7 anni di reclusione. Nella prossima udienza è prevista l’arringa dei difensori, gli avvocati Alessia Righi, Marco Nardecchia, Amleto Coronella, Moreno Gulli, Giancarlo Vitelli.
Il capo di imputazione contesta l’associazione per delinquere ai 57 imputati finalizzata a «favorire l’immigrazione clandestina verso il Regno Unito dicittadini albanesi, con l’aggravante della transnazionalità sia perché il reato era commesso in Italia con effetto nel Regno Unito, sia perché in alcuni casi, parte sostanziale della preparazione dei fatti-reato e la pianificazione o direzione e controllo avvenivano in altro Stato, sia ancora perché la condotta illecita veniva commessa in più Stati».
Nello specifico c’era uno scambio di documenti: su un passaporto o carta d’identità autentici veniva apposta la foto del migrante clandestino; c’era anche un servizio supplementare, coloro che provvedevano a trovare il documento falso spesso accompagnavano il clandestino in aeroporto per aiutarlo nei dialoghi in lingua ma non prendevano l’aereo per gli aeroporti britannici, pur avendo regolarmente prenotato il posto. Proprio questa smagliatura ha fatto accendere i riflettori sulla tratta. L’associazione aveva una solida base nella città di Latina, mentre i beneficiari del servizio erano cittadini soprattutto albanesi che abitavano sia a Latina che a Roma e nel comprensorio tra le due città.
I documenti forniti da cittadini italiani per la contraffazione venivano remunerati. Accompagnare i «clienti» all’imbarco comportava accertarsi che l’illecito fosse andato a buon fine.
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