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Il caso

Soffiate e favori, Zuppardo a giudizio con 3 carabinieri

Per altri tre il giudice Laura Morselli ha disposto il non doversi procedere: escono definitivamente di scena

Soffiate e favori, Zuppardo a giudizio con 3 carabinieri

Ieri pomeriggio, poco prima delle sei, al termine di una lunga camera di consiglio durata oltre quattro ore, il giudice ha letto il dispositivo. Per tre carabinieri il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina Laura Morselli ha disposto il proscioglimento e quindi niente processo: escono definitivamente di scena.

Per l’ex collaboratore di giustizia Maurizio Zuppardo e tre carabinieri, indiziati di avere ripagato con la droga trattamenti di favore tramite alcune soffiate, c’è il rinvio a giudizio. La prima udienza è fissata per il 26 giugno del 2026 davanti al Terzo Collegio Penale del Tribunale di Latina. A vario titolo le accuse contestate sono: corruzione e spaccio. Ieri si è svolto l’ultimo atto dell’udienza preliminare davanti al pubblico ministero Valentina Giammaria, titolare dell’inchiesta.
L’indagine era nata a seguito delle dichiarazioni rilasciate dall’ex pentito Maurizio Zuppardo quando aveva iniziato il suo percorso come collaboratore e aveva raccontato dei suoi rapporti di confidente. Le difese - rappresentate dagli avocati Oreste Palmieri, Alessandro Mariani, Gianmarco Conca, Giulio Mastrobattista, Renato Archidiacono - più volte hanno messo in luce le contraddizioni di Zuppardo sia nel corso delle indagini preliminari che nel corso dell’udienza.

Hanno sottolineato l’inattendibilità delle accuse dell’ex collaboratore a cui è stato revocato il programma di protezione, ribadendo anche la lacunosità delle indagini. Erano in tutto sei i carabinieri che all’epoca dei fatti prestavano servizio nella caserma Cimmarrusti, accusati da Zuppardo di avergli ceduto droga ottenendo la protezione in cambio delle informazioni che forniva loro per gli arresti prima che decidesse di collaborare con la giustizia.

Nel corso dell’inchiesta il gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, aveva respinto la richiesta di un provvedimento restrittivo richiesto dalla Procura, gli elementi investigativi non erano supportati da riscontri concreti secondo il giudice. In un secondo momento questa prospettazione era stata impugnata dalla Procura. Una volta chiuse le indagini si erano svolte diverse udienze preliminari alcune con la tensione alta in aula quando il collaboratore era stato ripreso dal giudice per aver interrotto gli avvocati e anche con le minacce indirizzate dall’ex collaboratore.

A ottobre era stato estromesso dal programma di protezione per le violazioni commesse perché si era esposto sui social network come Tik Tok e per gli atteggiamenti provocatori verso gli agenti di scorta in occasione di alcune udienze. Nell’udienza preliminare la pubblica accusa aveva ricostruito i fatti chiedendo il rinvio a giudizio per tutti i carabinieri, il collegio difensivo ha cercato di smontare le accuse chiedendo il non luogo a procedere. Ieri il giudice si è pronunciato. Scontato che in aula nel corso del processo tra accusa e difesa sarà battaglia.

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