L'indagine del Nipaaf
30.05.2025 - 08:30
Un’importante società che si occupa del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti è riuscita, almeno in un caso, a simulare la distruzione di un lotto di detersivi ritirati dal mercato, per rivenderli sottobanco. Dalla sede della Ecosystem di Pomezia i flaconi di sapone sono finiti poi sugli scaffali di un negozio, naturalmente con un prezzo molto più basso rispetto ai supermercati normali, ossia il bazar degli “affari” di via Albanese gestito da Luigi Murciano, che ha costruito il proprio successo diventando un influencer. La frode è stata ricostruita da un’indagine dei carabinieri del Nipaaf del Gruppo Forestale di Latina, nell’ambito di un’inchiesta che si è conclusa di recente e rischia di produrre il rinvio a giudizio per il legale rappresentante della società che doveva distruggere la partita, per il reato di gestione illecita di rifiuti, e ricettazione per il commerciante che ha utilizzato merce provento di un reato.
L'indagine risale allo scorso anno ed è nata in seguito a una denuncia della società multinazionale che produce il detersivo in questione. I vertici aziendali erano stati informati che il negozio di Murciano vendeva i loro prodotti con un prezzo anomalo, quindi avevano voluto approfondire la questione, inviando un dipendente nello store di via Albanese per acquistare un flacone. A quel punto era emerso che la confezione rientrava in un lotto che il produttore aveva avviato alla distruzione: il detersivo prodotto non rispettava lo standard di qualità, quindi la multinazionale aveva deciso di non immetterlo nel mercato della grande distribuzione, affidandolo appunto alla società Ecosystem di Pomezia per la distruzione dell’intera partita di merce.
In seguito alla denuncia del produttore, la Procura di Latina ha delegato i carabinieri del Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale di Latina per compiere le verifiche incrociate. I militari del Gruppo Forestale hanno appurato che l’azienda dedita allo smaltimento dei rifiuti aveva dichiarato di avere distrutto il detersivo classificato come uno scarto, ma non lo ha fatto o comunque ha risparmiato una parte di quel lotto dal processo di smaltimento per farlo uscire in maniera illecita. Come quel detersivo sia arrivato sugli scaffali del negozio di Murciano non è chiaro: il celebre commerciante si professa in buona fede, ma nel corso dell’indagine non sembra essere riuscito a convincere gli investigatori, perché ha prodotto una serie di fatture che fanno riferimento a stock di merce, ma in nessuna di questa è documentato l’acquisto regolare di detersivo, tantomeno la sua provenienza lecita.
L’inchiesta a questo punto profila una serie di doverosi approfondimenti, soprattutto attorno all’operato della Ecosystem, prima di tutto per capire se sia stato un caso isolato, oppure se avesse già messo in commercio altri prodotti classificati come rifiuti. C’è poi da chiarire la mole degli affari che questo traffico di rifiuti poteva generare, perché l’impresa addetta allo smaltimento si faceva pagare dai committenti per distruggere gli scarti, ma poi poteva lucrare rimettendoli sul mercato, senza un doveroso processo di riqualificazione del rifiuto. Che nel caso del detersivo non era assolutamente possibile, trattandosi di un prodotto chimico realizzato in maniera errata, la cui commercializzazione è di fatto una frode commerciale.
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