Il traffico di droga e le operazioni finanziarie sospette restano i due principali indicatori dell’attività della criminalità organizzata in provincia di Latina. Lo conferma l’ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia, consegnata al Parlamento dal Ministro dell’Interno, che dedica ampio spazio alla situazione pontina, con un focus specifico sull’operazione «Assedio» condotta ad Aprilia.
Il documento sottolinea come, a fronte di una diminuzione generale delle Sos (Segnalazioni di operazioni sospette) a livello nazionale, nel territorio di Latina si sia invece registrato un "incremento significativo". Un dato che, secondo la Direzione Antimafia, evidenzia il radicamento delle organizzazioni mafiose nel tessuto economico locale.
Nel 2024 il Prefetto di Latina ha emesso 17 interdittive antimafia, che hanno colpito attività in settori strategici come ristorazione, agricoltura, edilizia e trasporti. Una conferma della penetrazione delle mafie nell’economia legale.
Secondo la relazione, in provincia di Latina permane la convergenza di numerosi sodalizi criminali, provenienti principalmente da Caserta e Napoli (Casalesi, Belforte, Mallardo, Di Lauro, Polverino e altri), con la presenza attiva anche di formazioni della ’ndrangheta (Tripodo-Romeo, Bellocco, De Stefano, Alvaro).
Negli anni si è passati da una fase di competizione tra clan a una di coesistenza e spartizione degli affari, che ha favorito l’ascesa di gruppi criminali locali, autonomi nella gestione di traffici illeciti. Tra questi, i clan Di Silvio e Travali sono indicati come i principali attori della scena criminale locale, grazie anche a un’intensa attività di infiltrazione economica e a una diffusa capacità intimidatoria.
La relazione richiama anche i processi "Alba Pontina" e "Alba Pontina 2", che hanno documentato l’esistenza di una vera e propria associazione mafiosa radicata a Latina, basata su vincoli familiari e capace di assoggettare intere porzioni di territorio.
Ampio spazio è dedicato infine all’inchiesta «Assedio» su Aprilia, dove – scrive la Direzione Antimafia – le indagini hanno rivelato l’esistenza di un’organizzazione criminale in grado non solo di gestire il traffico di stupefacenti ma anche di condizionare l’attività amministrativa locale e le gare d’appalto. A capo del gruppo sarebbe Patrizio Forniti, attualmente latitante, da oltre un decennio figura chiave del narcotraffico nella zona.
La fotografia scattata dalla Dia conferma che il territorio pontino, nonostante i numerosi interventi repressivi, resta ad alto rischio di infiltrazioni mafiose e necessita di un’attenzione costante per evitare che la criminalità continui a trovare spazio nell’economia e nella politica locale.