Il fatto
06.06.2025 - 11:30
E’ stata l’udienza più lunga da quando è stato dichiarato aperto il dibattimento: quasi quattro ore di controesame ieri nel processo per lo scandalo Karibu. Al centro della deposizione di un finanziere che si era occupato delle indagini, la ricostruzione del flusso di denaro, i riscontri raccolti, materia di contestazioni della difesa.
Quasi tre anni fa erano state emesse le misture interdittive, a seguire alcuni imputati (che ora sono tutti in libertà), erano finiti agli arresti domiciliari. La maggior parte dell’udienza è stata concentrata sul controesame condotto dal collegio difensivo e dagli avvocati Francesca Roccato e Lorenzo Borrè. Hanno cercato di scardinare l’impianto accusatorio tentando di smontare pezzo per pezzo tutte le accuse con una raffica di domande finalizzate a verificare se fossero sostenibili le contestazioni nei confronti degli imputati. Prima del controesame, il luogotenente della Guardia di Finanza ha ripercorso il mondo di Karibu, ha delineato i confini delle condotte illecite contestate agli imputati, ha parlato delle spese pazze.
«La Jumbo era uno strumento di Karibu per trasferire soldi all’estero». Ha ricordato. «Gran parte dei bonifici verso l’estero erano indirizzati in Ruanda. La Jumbo ha beneficiato di soldi che ha trasferito all’estero, era un’associazione satellite - ha aggiunto il testimone - e ad un certo punto le banche sono anche andate in allarme e abbiamo ricevuto segnalazioni di operazioni sospette». Il mondo che gravitava attorno alla coop è stato ricostruito nel dettaglio.
«La Jumbo ha ricevuto provvista pubblica di 932mila euro dal 2017 al 2022 e abbiamo riscontrato distrazioni: dai bonifici, alle carte pre pagate che spesso venivano utilizzate all’estero - ha osservato - abbiamo esaminato e acquisito gli estratti conti, abbiamo riscontrato tante spese in Belgio, in Australia e in paesi che non avevano niente a che fare con l’oggetto sociale di Karibu. Le spese non erano per l’oggetto sociale ma per interessi personali. Le carte erano appoggiate sul conto corrente Karibu, i caricamenti sulla carta venivano eseguiti con l’home banking da Mutangana che dal 2016 era in Ruanda».
A seguire dopo gli interventi delle parti civili, si è svolto il lungo controesame del collegio difensivo che ha scandagliato in modo molto analitico e dettagliato tutta l’indagine contestando una lunga serie di punti. L’udienza riprende ad ottobre per la testimonianza di un altro investigatore della Guardia di Finanza. Il caso Karibu conosciuto anche come scandalo dell’accoglienza è nato sulla scorta delle denunce di alcuni lavoratori che avevano gli stipendi arretrati fino ad un anno e che si erano rivolti all’Ispettorato del Lavoro di Latina.
Le due inchieste della Guardia di Finanza hanno portato ad indagare sia sull’evasione fiscale che sul riciclaggio ed era venuta alla luce una sottrazione dei fondi destinati all’accoglienza per spese personali, di qui la contestazione dell’autoriciclaggio e della frode in pubbliche forniture perchè la coop Karibù e il Consorzio Aid erano titolari di contratti con la pubblica amministrazione e il Ministero dell’Interno. I due procedimenti penali erano confluiti poi in un unico filone. Il primo step investigativo nel dicembre del 2022 con le misure interdittive a distanza di quasi tre anni, siamo nel cuore del processo.
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