Il caso
09.06.2025 - 09:30
La vicenda del centro commerciale all’angolo tra via del Lido e la statale Pontina è talmente complessa, dal punto di vista amministrativo, che il collegio dei giudici del Tar di Latina ha attivato la procedura di verificazione nell’ambito dei tre ricorsi, riunificati in un’unica procedura, depositati lo scorso anno dagli operatori commerciali e dal costruttore proprietario dell’area, per chiedere l’annullamento degli atti con i quali il Comune negava l’apertura delle tre medie strutture di vendita ultimate, ovvero quando era stata chiesta la verifica dei requisiti in seguito alla mancata apertura dei passi carrabili, poi superata con la valutazione sull’impatto della mobilità che portato il Suap ad autorizzare gli esercizi commerciali.
In sostanza il Tribunale amministrativo ha dovuto nominare un perito, che in questo caso è il presidente dell’ordine degli ingegneri o chi sarà indicato da lui, per capire come si è arrivati alla realizzazione del complesso immobiliare. Insomma, com’era auspicabile la procedura del Tar finisce per intrecciarsi col procedimento penale destinato ad approdare in aula con l’accusa di lottizzazione abusiva e violazioni paesaggistiche contestate al costruttore e alla sua progettista, ma anche all’allora dirigente comunale del Suap e al funzionario, in attesa che venga definita però la legittimità del sequestro finalizzato alla confisca, che si basa proprio sulla presunta illegittimità dei requisiti per i quali il Tar chiede lumi a un tecnico super partes. Domani infatti è prevista l’udienza del Tribunale del Riesame che dovrà valutare il ricorso contro l’annullamento del sequestro.
Ordinando la nomina di un verificatore, il collegio dei giudici amministrativi ha posto 19 quesiti, sostanzialmente per stabilire la regolarità della procedura che ha portato alla realizzazione del complesso commerciale di via del Lido, prima ancora che sorgesse il contenzioso sulla legittimità dell’esercizio delle tre medie strutture di vendita al di là del nodo dei passi carrabili.
Al tecnico, il Tar chiede di riferire prima di tutto sull’inquadramento urbanistico commerciale dell’area, chiarendo la questione dell’eliminazione del vincolo alberghiero, la destinazione d’uso attuale, la presenza di una particella destinata a verde e soprattutto se vi siano specifiche ragioni per ritenere sussistente un contrasto tra la pianificazione urbanistica, con i relativi vincoli di zona, e i titoli unici rilasciati dal Comune attraverso il Suap, ma anche se i tre titoli edificatori includano tutte le autorizzazioni necessarie per l’esercizio dell’attività produttiva.
Sono nodi centrali, questi, nella verifica dei dubbi sulla regolarità del progetto. Perché ancora prima di capire se realmente la struttura doveva essere classificata come un centro commerciale, anziché tre medie strutture di vendita più una quarta di vicinato, va tenuto conto del fatto che la variante approvata dalla Giunta municipale ha solo eliminato il vincolo alberghiero, mantenendo la destinazione d’uso turistico ricettiva che, norme tecniche di attuazione alla mano, contempla una quota di spazi dedicati al commercio entro il limite del 30% e quindi non prevalente. Come dire, quei tre negozi non potevano essere realizzati comunque dov’erano previste strutture per il turismo.
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