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Il caso

Insulti social alla Boldrini i giudici: parole umilianti

Depositate le motivazioni, reati prescritti ed estinti per difetto di querela

Laura Boldrini in tribunale: a Latina clima ostile, saluti romani e gridavano Duce

I giudici della terza sezione penale della Corte d’Appello di Roma hanno depositato le motivazioni della sentenza emessa nei confronti degli imputati accusati di aver diffamato l’ex Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini. Il reato contestato è: diffamazione di un corpo politico. A maggio si era svolto il processo davanti al  collegio composto dai magistrati Patrizia Campolo, Angela Tursi e Alessandra Cuppone, avverso la sentenza appellata che risale al 27 febbraio del 2024 appellata dalle difese.  Gravissime le frasi riportate nei post tra cui: «Io ai giardini preparerei le fosse per la Boldrini». E poi «Vergognati» e infine altre offese. «Ci voleva quella demente per ripulire i Giardinetti incolti, trascurati e sporchi», avevano scritto gli imputati. E poi erano state scritte altre frasi molto gravi.  Nelle motivazioni i giudici hanno sottolineato che: «Il Tribunale riteneva provata la penale responsabilità   di quattro imputati in merito al reato di diffamazione aggravata  avendo pubblicato commenti dal tenore certamente lesivo della dignità personale e istituzionale  della persona offesa  senza che potesse ravvisarsi a fronte del linguaggio utilizzato alcuna discriminante. Le frasi riportate - scrive la Corte d’Appello - oltrepassano il confine del legittimo esercizio del diritto di critica  per trasmodare in una gratuita ed illecita lesione della reputazione e dignità non solo istituzionale ma anche personale della querelante».
Nelle motivazioni viene ricostruita tutta la vicenda. «Gli imputati avevano preso di mira la persona  nei cui confronti avevano espresso il loro disprezzo  con il ricorso a parole e immagini inutilmente umilianti,   aggressive e idonee  a ledere  la reputazione del soggetto passivo, assumendo tratti intimidatorio calunniatori e di azzeramento della dignità personale, risolvendosi in un gratuito attacco al patrimonio morale della persona offesa». Il reato era stato dichiarato estinto per intervenuta prescrizione per l’autore della vignetta che aveva diffamato l’ex Presidente della Camera Laura Boldrini.

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