Il fatto
19.06.2025 - 09:30
Arrestato insieme al cugino, due anni fa, mentre trasportavano un carico di 17 chili e mezzo di cocaina in un furgone, Subashi Gencian, albanese di cinquant’anni, è finito in carcere l’altro giorno, in esecuzione del provvedimento emesso dall’autorità giudiziaria per l’espiazione della pena definitiva a sei anni di reclusione. Per l’occasione l’uomo è stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Latina che lo hanno associato presso il carcere del capoluogo pontino, vale a dire la Casa Circondariale di via Aspromonte.
In particolare sono stati i militari del Comando stazione Carabinieri di Latina, diretti dal luogotenente Ludovico Iagnocco, a rintracciare il cinquantenne presso la sua abitazione dove tra l’altro era ristretto in regime di arresti domiciliari. Questa volta non si trattava di un normale controllo per verificare la sua presenza nella casa, perché essendo passata in giudicato la sentenza di condanna nei suoi confronti per il reato di spaccio di stupefacenti risalente a due anni fa, l’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura di Latina ha emesso l’ordine per la carcerazione.
L’operazione che aveva portato all’arresto dei due cugini albanesi era stata a dir poco sensazionale e non solo per la quantità di sostanza stupefacente trovata a bordo del loro furgone. Ma anche e soprattutto perché gli stessi Carabinieri della Compagnia di Latina li avevano fermati per un normale controllo stradale in via Isonzo, nella periferia del capoluogo pontino.
Erano stati i militari del Comando stazione di Borgo Grappa del luogotenente Gennaro Cimmino, quel giorno alla fine di marzo del 2023, ad approfondire il controllo, scoprendo i panetti di cocaina, droga con un grado di purezza piuttosto elevato, pari al 74% con la possibilità di sviluppare 79.000 dosi, quindi un giro d’affari milionario, conservati all’interno di una busta nera in un secchio della raccolta differenziata.
Arrestati entrambi, sia il cinquantenne condannato nel frattempo in via definitiva che il cugino più giovane di lui, entrambi trapiantati da molto tempo a Latina, hanno poi scelto due strade processuali diverse. Il primo aveva scelto di essere giudicato con rito abbreviato ed era stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione. Pena confermata anche in Appello e Cassazione.
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