Cerca

Giudiziaria

Morte sospetta, medici assolti

La paziente morì un mese dopo un intervento chirurgico, per la Procura medici e primario avrebbero omesso di effettuare esami diagnostici che avrebbero potuto salvarle la vita: il fatto non sussiste

Città di Aprilia, apre il centro odontoiatrico

Erano accusati di negligenza, imprudenza e imperizia, e per questo erano stati rinviati a giudizio. Ieri al termine di un lungo processo iniziato dopo il 2017, sono stati tutti assolti perché il fatto non sussiste.

Il procedimento prese il via dopo il decesso nell’agosto del 2017 di una donna, Daniela Anna Gabiati che nel luglio di otto anni fa venne stata sottoposta ad un intervento chirurgico di colecistectomia laparoscopica. Per l’accusa, O.I., G.M., B.C., F.C. e A.B. (medici in servizio presso la casa di cura Città di Aprilia difesi dagli avvocati Primo Rossi, Sinuhe Luccone, Federica Ascione, Stefania Franchini, Rebecca Mammetti e Nicoletta De Vivo) e il responsabile del reparto di Chirurgia A.M. avrebbero dovuto effettuare ulteriori accertamenti diagnostici al fine di verificare la sussistenza di una complicanza chirurgica in considerazione della gravità della sintomatologia e del peggioramento delle condizioni cliniche nel post-operatorio. Sempre l’accusa contestava agli imputati, di aver omesso omettendo di procedere ad una laparoscopia esplorativa (laparoscopia diagnostica) oppure direttamente ad una laparotomia esplorativa che avrebbero permesso di diagnosticare la perforazione iatrogena del bulbo duodenale e di procedere alla immediata sutura. Da qui per la Procura, deriverebbe il decesso sopravvenuto per «shock settico e successiva insufficienza multiorgano; il quadro settico è da correlare causalmente ad una perforazione iatrogena del bulbo duodenale in corso di intervento chirurgico di colecistectomia laparoscopica».

Al termine dell’intervento infatti, la donna accusò un peggioramento del quadro clinico e venne trasferita presso l’Ospedale Sant’Eugenio di Roma. Un trasferimento che si rivelerà tardivo. Il Pm aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati ad un anno e sei mesi di reclusione per il reato di omicidio colposo. Il giudice La Rosa invece, ha emesso una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste. Motivazioni tra 90 giorni.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione