Il fatto
24.06.2025 - 13:00
Sono tre gli indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Latina la realizzazione di un edificio in zona tutelata, a ridosso della spiaggia demaniale di San Felice Circeo, all’interno del residence Acquamarina. Oltre alla proprietaria del lotto, una donna di 62 anni di Roma committente dell’opera, e al progettista e direttore dei lavori, romano anche lui di 66 anni, figura anche l’attuale funzionario del Comune, responsabile del settore urbanistica, un ingegnere latinense di 69 anni. Nel frattempo il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario ha convalidato il decreto di sequestro preventivo urgente adottato dal sostituto procuratore Giorgia Orlando, pubblico ministero che si occupa del caso.
Come emerso nel corso dell’indagine dei carabinieri forestali del Nipaaf, che hanno eseguito il sequestro del cantiere col supporto della Polizia Locale, appare centrale il ruolo dell’ufficio tecnico del Comune di San Felice Circeo in questa vicenda, perché la realizzazione dell’edificio, sviluppato tra piano interrato e piano terra per 182 metricubi, ancora in essere al momento del sequestro, era stata avviata in virtù di un permesso di costruire firmato dal funzionario nel 2022.
L’inchiesta ravvisa la violazione in materia urbanistica per il mancato rispetto della tutela imposta, in quella zona, dal Piano Territoriale Paesaggistico Regionale. Secondo quanto ravvisato dalla Procura sulla base degli accertamenti svolti proprio dai carabinieri del Nucleo Investigativo Forestale, condiviso poi dal giudice, a fronte di un parere positivo della Soprintendenza sul piano paesaggistico, il piano vigente non consente la realizzazione di opere edilizie in quel punto, a ridosso della battigia, a pochi metri dal mare.
Lo stesso funzionario ora indagato, nel 2019, con un'apposita determina, rilasciava parere positivo «ai soli fini ambientali e paesistici» che tuttavia non «costituisce autorizzazione per l'esecuzione dei lavori».
Tant'è vero che nel febbraio 2023 il soprintendente comunicava espressamente che l’intervento era in contrasto con le previsioni di piano: «non risulta conforme alla normativa del Ptpr in quanto non consentito... reso prescrittivo dalla presenza dei decreti di notevole interesse pubblico». Nonostante quest’ultimo parere, nel successivo mese di marzo del 2023, il dirigente ora indagato procedeva a revocare e archiviare la procedura di annullamento in autotutela del permesso di costruire avviata da un altro funzionario che lo aveva sostituito per un periodo alla guida del settore urbanistica.
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