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La vicenda

Condannata per le giocate online del marito: 30enne di Fondi finisce sotto processo per il reddito di cittadinanza

Secondo l’accusa, non aveva comunicato le variazioni patrimoniali legate a vincite su conti gioco. Ma le giocate, fatte dal marito, erano tutte in perdita. La 30enne ricorre in appello.

Condannata per le giocate online del marito: 30enne di Fondi finisce sotto processo per il reddito di cittadinanza

Condanna a 8 mesi di reclusione con sospensione condizionale della pena. Questa la sentenza emessa dal giudice Mario La Rosa del Tribunale di Latina nei confronti di una 30enne casalinga di Fondi che, tra aprile 2019 e ottobre 2020, dopo essere stata ammessa al beneficio del reddito di cittadinanza aveva omesso di comunicare le variazione del suo patrimonio mobiliare, risultato incrementato da vincite realizzate su conti di gioco online. Informazioni che avrebbe dovuto rendere note ai fini della revoca o della riduzione del beneficio.


Nel corso delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Fondi e nel corso dell’istruttoria dibattimentale, è emerso che le giocate erano state effettuate dal coniuge dell’imputata e che la stessa era all’oscuro di tutto. Il difensore della donna, l’avvocato Luca Velletri, ha fatto rilevare che le giocate, seppur numerose e complessivamente ammontanti a diverse decine di migliaia di euro - a fronte degli importi minimi relativi al reddito di cittadinanza, 40 euro prima e 240 euro in seguito - non hanno fatto conseguire alcun incremento del patrimonio mobiliare. «Infatti, dai tabulati acquisiti dalla Finanza - ha spiegato il legale - è risultato che il bilancio delle giocate, settimana per settimana e mese per mese, era sempre in passivo. Le poche vincite erano di modesta entità e non hanno mai superato le somme degli importi scommessi».


In altre parole, il patrimonio mobiliare della donna non ha avuto alcun incremento. Una circostanza che è stata confermata anche da un finanziere sentito in aula come teste. Il Tribunale ha comunque emesso la sentenza di condanna. La donna, certa della sua innocenza, ha impugnato la sentenza con appello proposto innanzi alla corte d’Appello di Roma.

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