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Il fatto

Ancora senza casa ad un mese dal rogo

L’incendio il 19 giugno in via Zara. Il Comune individua un alloggio, ma ad un mese di distanza non è ancora pronto. Offerta una sistemazione temporanea: lo spazio è insufficiente

Ancora senza casa ad un mese dal rogo

Tre sorelle e un bambino sono senza un alloggio da quasi un mese. Il Comune conosce la situazione, ma la soluzione concreta ancora non c’è. È ciò che stanno vivendo tre ragazze di 35, 24 e 20 anni - una delle quali madre di un bambino di 8 - rimaste recentemente orfane di entrambi i genitori e dal 19 giugno senza casa, a seguito dell’incendio che ha devastato il loro appartamento Ater in via Zara, a causa di un fulmine. A quasi un mese di distanza, quella sistemazione promessa e annunciata è ancora in fase di allestimento. Nel mezzo, una proposta temporanea che il nucleo familiare ha rifiutato perché ritenuta «invivibile».

L’amministrazione comunale, informata da subito del dramma, aveva ricevuto le tre ragazze già il giorno successivo al rogo. Il sindaco in persona, in quell’occasione, aveva garantito attenzione una soluzione entro pochi giorni. Un impegno che a distanza di un mese non si sarebbe ancora tradotto in una risposta concreta. Nel frattempo, la famiglia ha deciso di inviare una Pec all’ente, chiedendo un intervento in base ai fondi comunali e altre risorse dedicate per l’assistenza sociale per i casi di emergenza abitativa. Una misura che, stando alla denuncia della famiglia, non sarebbe stata ancora attivata. Eppure, vista la presenza di un minore, è da circa un mese che la famiglia chiede un alloggio temporaneo da trovare subito sul mercato immobiliare, che sia un b&b o un appartamento. «Perché non è stato fatto?», si chiedono.

Il Comune, da parte sua, ha individuato un appartamento in via di sistemazione: circa 90 metri quadrati, in attesa di pittura, pulizia, arredi e allacci. Proprio per coprire il tempo necessario alla consegna, l’assessore ai Servizi sociali Pia Schintu ha proposto una sistemazione temporanea nei locali messi a disposizione dalla parrocchia, grazie alla disponibilità di don Massimo. Previsti anche pasti giornalieri. La proposta, però, è stata rifiutata. Le ragazze spiegano di aver visionato il piccolo monolocale, con un solo letto matrimoniale, senza spazio sufficiente per un materasso aggiuntivo, se non al posto del tavolo da pranzo. «Non è una questione di comodità ma di vivibilità minima. Siamo in quattro in uno spazio non adeguato».

Attualmente le tre sorelle si dividono tra parenti e amici. «Sicuramente l’attesa dei tempi tecnici sta creando ulteriore disagio a questo nucleo così provato - ha commentato Schintu - ma ritengo profondamente ingiusto accusare l’amministrazione di non affrontare il problema». Eppure, ad un mese di distanza, la famiglia ancora non ha una casa.

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