Prosciolto dopo tre anni il professionista accusato di esercizio abusivo della professione e violazioni sul Green Pass. Il giudice ha escluso ogni ipotesi di reato per mancanza di atti formali da parte della Asl
«Il fatto non sussiste». Con questa formula piena, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, ha prosciolto un dentista di Aprilia, difeso dall’avvocato Francesco Cipolloni, per il quale la Procura della Repubblica aveva richiesto il rinvio a giudizio per una lunga serie di reati, tra cui esercizio abusivo della professione sanitaria, epidemia, rifiuto d’indicazioni sulla propria identità personale e elusione dell’ordine di esibizione del Green Pass.
La vicenda risale agli anni della pandemia e il dentista di Aprilia era finito nel mirino degli inquirenti dopo una segnalazione dei Carabinieri del NAS di Latina, risalente al febbraio 2022. Il medico odontoiatra, stando all’ipotesi accusatoria, avrebbe continuato a esercitare la professione nonostante non avesse completato l’obbligo vaccinale anti SARS-CoV-2, come previsto dal decreto legge n. 44/2021 per le professioni sanitarie.
Il suo studio era stato anche oggetto di sequestro preventivo, poi annullato dal Tribunale del Riesame con una decisione che ha costituito uno dei fondamenti della sentenza di archiviazione. Nel dispositivo, il giudice Cario evidenzia l’assenza di un vero e proprio atto di accertamento da parte della Asl pontina: nessun procedimento formale avrebbe dichiarato la sospensione dell’imputato dalla professione sanitaria.
Di fatto, l’unico atto rilevato risulta essere una comunicazione via PEC del 28 febbraio 2022, con cui si chiedeva di produrre documentazione attestante l’avvenuta vaccinazione. Ma secondo la sentenza, tale comunicazione non equivale a un provvedimento formale, né è sufficiente a configurare l’esercizio abusivo della professione. Quanto all’ipotesi di epidemia colposa, il giudice ha chiarito che non sussiste alcuna prova circa un effettivo contagio da Covid-19 tra i pazienti del dentista. Anche per il reato relativo al Green Pass, non risulta provato il dolo: l’imputato, secondo la ricostruzione accolta dal giudice, avrebbe chiesto di poter visionare l’autorizzazione al trattamento dei dati sensibili, rilasciata dal titolare – ovvero il Ministero della Salute – prima di esibire il documento, esercitando un diritto più che eludendo un obbligo.
La Procura, nella sua richiesta di rinvio a giudizio firmata dall’allora procuratore aggiunto Carlo Lasperanza, aveva ricostruito dettagliatamente i presunti illeciti, indicando come fonte anche una dichiarazione del medico di base che attestava il differimento, e non l’esenzione, dell’obbligo vaccinale per i mesi di marzo, aprile e maggio 2021. Ma per il giudice Cario, questo non basta: in assenza di una sospensione formale da parte della Asl, non si può parlare né di esercizio abusivo né di altre ipotesi di reato. La sentenza è stata pronunciata il 4 luglio 2025 e depositata in cancelleria il 17 luglio. Con questa decisione si chiude una vicenda giudiziaria durata oltre tre anni, avviata nel pieno dell’emergenza pandemica e terminata con un completo proscioglimento dell’imputato.
«Siamo ovviamente molto soddisfatti del risultato ottenuto mediante questa sentenza di proscioglimento che ha accolto perspicacemente le mie deduzioni difensive – commenta l’avvocato Francesco Cipolloni -. La vicenda giudiziaria del mio assistito costituisce purtroppo un esempio emblematico del clima che ha contraddistinto il periodo dell’emergenza pandemica, e dei riverberi che quel contesto ha avuto anche nel campo del diritto, facendo sì che uno stimato professionista, quale è il mio assistito, fosse coinvolto in una complessa e gravosa vicenda penale, e attinto da accuse per reati particolarmente gravi e pesanti, sebbene non ve ne fossero sin dall’inizio i presupposti. Probabilmente, sotto questo punto vista, le dinamiche che hanno caratterizzato quel momento storico dovrebbero essere, oggi e in futuro più che mai, oggetto di una attenta e profonda riflessione, per giungere auspicabilmente ad una onesta presa di coscienza delle stesse».