Cronaca
07.09.2025 - 09:00
Nei giorni scorsi in Procura è stato ascoltato Roberto Toselli, il latinense di 35 anni ritenuto il supertestimone della morte del detenuto Andrea Di Nino, nel carcere di Viterbo il 21 maggio 2018, inizialmente classificata come un suicidio e finita ora al centro di una nuova inchiesta avviata per fare chiarezza sull’accaduto, sulla base di una denuncia presentata dai familiari della vittima. Le dichiarazioni di Toselli, detenuto anche lui in quel periodo nello stesso istituto di pena Mammagialla di Viterbo, ristretto due celle dopo, sostengono l’ipotesi dell’omicidio, o comunque della morte come conseguenza di un’aggressione da parte degli agenti della penitenziaria. La precedente indagine infatti ha portato a un processo per l’ipotesi di omicidio colposo a carico del dirigente medico del carcere, di un assistente capo della penitenziaria e del medico di guardia, quest’ultimo assolto in primo e secondo grado.
La vicenda è diventato un caso nazionale in seguito a un servizio della trasmissione Le Iene di Italia Uno, andato in onda a metà maggio. In quell’occasione era stato intervistato anche Roberto Toselli, che ha rilasciato dichiarazioni forti sulla tragica scomparsa di nove anni prima, le stesse rese in precedenza al legale che assiste la famiglia di Andrea Di Nino e hanno consentito l’apertura di una nuova inchiesta. Sia lui che la vittima si trovavano in isolamento quel giorno, a distanza di due celle l’uno dall’altro. Nei giorni scorsi il trentacinquenne di Latina è stato convocato dai magistrati della Procura di Latina proprio per chiarire quanto ha dichiarato.
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