Cronaca
20.09.2025 - 13:00
Gli ultimi attentati esplosivi hanno il sapore della sfida, anche e soprattutto perché mettono a nudo la consapevolezza, degli autori, di avere attirato fin troppo l’attenzione degli investigatori. Come dire, gli esponenti delle due fazioni contrapposte sono convinti di essere attenzionati dalle forze di polizia e dalla magistratura, ma non rinunciano a scontrarsi con ferocia, sfidandosi tra loro, ma sfidando anche chi li sta osservando per raccogliere elementi di prova. Una consapevolezza che traspare dai bersagli degli ultimi attentati, definiti luoghi sbagliati e non solo dall’opinione pubblica: sembra piuttosto chiaro che gli esecutori materiali degli atti intimidatori, ovvero coloro i quali hanno piazzato le bombe, temevano di avvicinarsi ai luoghi abitati dai loro rivali, per non finire sotto l’occhio degli inquirenti, e hanno preferito innescare gli esplosivi in luoghi ravvicinati, ma a debita distanza.
La prima anomalia si è registrata per l’episodio consumato nella notte del 14 settembre scorso, quando una bomba carta ha distrutto una Smart Fortwo in sosta nel parcheggio condominiale delle case popolari Gescal, sempre in via Guido Rossa, ma sul lato opposto rispetto ai palazzi Arlecchino, dov’era stato fatto saltare il primo ordigno di questa recente escalation prima dell’alba di domenica 7 settembre. La vettura danneggiata appartiene a una donna definita al di fuori di qualsiasi interesse criminale, ma era comunque chiaro che si trattasse di un nuovo affronto rivolto ai giovani esponenti del gruppo emergente che controlla la piazza di spaccio delle case Arlecchino.
Alla luce di questo primo presunto “errore” nella scelta del bersaglio dell’attentato, assume un significato analogo anche il secondo “errore” compiuto giovedì con l’esplosione di una bomba all’ingresso della scala “O” delle case popolari di viale Pierluigi Nervi e l’incendio di due vetture in sosta proprio di fronte all’ingresso di quel condominio, abitato da famiglie estranee a traffici illeciti. Anche e soprattutto perché i presunti oppositori della piazza di spaccio dei palazzi Arlecchino vivono nelle scale adiacenti.
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