Spuntano ulteriori indizi a carico di Manuel Lovecchio, il giovane di Roma accusato di aver violentato una minorenne nell’estate del 2024. Circostanze tutte in larga parte ricostruite nel corso dell’incidente probatorio ma negli ultimi giorni, stante il procedimento già corrente, sono emersi ulteriori particolari che sono all’attenzione del gip Marcopido. Intanto immediatamente dopo i fatti, alle 19.18 del 7 luglio 2024 la giovanissima vittima, in lacrime e piangendo, denuncia al telefono lo stupro alla madre che si trovava a lavoro sull’isola di Ponza.
La donna ha quindi chiamato subito i soccorsi e la ragazzina venne condotta in eliambulanza presso l’ospedale di Latina dove la ginecologa riferisce che, appena ebbe inizio la visita, la quindicenne cominciò a piangere ininterrottamente. Una teste il 9 luglio, due giorni dopo, afferma che pochi minuti prima dell’ora dello stupro aveva assistito ad una chiamata di un coinquilino dell’imputato che chiedeva aiuto in quanto Lovecchio stava facendo «un bordello con la sua ex fidanzata». Giunta sul posto la signora C.O. avrebbe assistito ad un’aggressione, in particolare, vide la fidanzata dell’imputato, che si trovava su una sedia, spalle a muro, con Manuel Lovecchio che con un ginocchio le bloccava le gambe e l’aggrediva con violenza tenendole entrambi le mani strette al collo e le intimava di stare zitta, senza toglierle le mani dalla gola. Lovecchio, riferisce la testimone, aveva un alito vinoso, vi era infatti una bottiglia di vino sul terrazzino comune e una valigia aperta appartenente a D.L. ex fidanzata di Lo Vecchio. Un’altra testimone ha riferito che l'ex fidanzata di Lovecchio aveva le labbra tumefatte e lacerata. L'esame del telefonino della fidanzata dell'imputato è emerso che la ragazza aveva mandato a Lovecchio un messaggio lamentandosi di dover portare gli occhiali in quanto aveva il volto tumefatto.
Questa ragazza sarebbe stata soccorsa da una vicina e fatta imbarcare per la terra ferma in modo da allontanarla da Ponza. Sulla base di questi elementi lo stupro in danno della minorenne sarebbe avvenuto poco dopo l’aggressione della fidanzata da parte di Manuel Lovecchio. La quindicenne è rientrata a casa dopo aver portato l’immondizia presso un cassonetto esterni e in quel frangente fu afferrata e trascinata dentro dall’imputato. Quest’ultimo ha negato ogni addebito finora e ha citato come teste a suo favore una ragazza tunisina che lavorava in un bar dell’isola di Ponza affermando che quella mattina avrebbe consumato proprio nel locale una colazione con la quindicenne. Ciò per affermare che tra loro c’era qualcosa e non fu uno stupro quello che accadde nel pomeriggio. Ma la barista ha detto sì di aver visto Lovecchio con una ragazza, solo che questa parlava «in italiano», mentre la vittima è rumena, con una padronanza dell’italiano non buona, infatti era arrivata a Ponza solo qualche settimana prima per seguire i suoi genitori che avevano trovato lì un lavoro stagionale. In questo contesto Lovecchio ha affermato che la ragazzina avrebbe inventato tutto in quanto si era ingelosita per averlo visto pochi minuti prima dello stupro con la sua ex fidanzata. Nella prossima udienza, il 23 ottobre. ci sarà il riconoscimento fotografico per capire chi era in compagnia di Lovecchio quella mattina.