Nuova udienza ieri in Corte d'Appello a Roma per il processo Don't Touch. Il procuratore generale ha chiesto la conferma delle condanne per complessivi 41 anni di reclusione nei confronti degli imputati che avevano scelto il rito ordinario. Ieri dopo che lo scorso aprile era stato aperto il dibattimento con l'intervento del giudice relatorem la pubblica accusa nel corso della sua requisitoria, dopo aver ricostruito i fatti, ha chiesto la conferma delle condanne di primo grado emesse dal Collegio Penale del Tribunale di Latina nel giugno del 2016: 11 anni di reclusione per Costantino Di Silvio, conosciuto come «Cha Cha», ritenuto il promotore dell'organizzazione, cinque anni di reclusione per Angelo Morelli, sei anni per Davide Giordani, tre anni e quattro mesi per Gianluca Tuma, due anni e mezzo per Fabio Di Lorenzo, 2 anni e 2 mesi per Alejandro Bortolin, 4 anni e mezzo per Ionut Necula, e 4 anni e mezzo per Alexander Prendi. Dopo l'intervento della pubblica accusa, hanno parlato gli avvocati Alessia Vita e Carla Bertini che difendono Bortolin e Morelli e hanno chiesto l'assoluzione per i rispettivi assistiti puntando sulla mancanza di gravi indizi e sull'inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche e video.
Il processo è stato rinviato al prossimo primo giugno quando sarà il turno delle arringhe difensive dei legali degli altri imputati e poi la sentenza è prevista per il 6 luglio.
L'operazione Don't Touch era stata condotta dalla Squadra Mobile di Latina ed era stata coordinata dal pm Luigia Spinelli.