Aveva chiesto gli atti al Comune di Velletri in merito al piano di recupero di piazza Pagnoncelli, in quanto proprietaria di una porzione dello stabile oggetto di intervento: purtroppo, però, l'ente è rimasto in silenzio e nessun atto è stato consegnato alla richiedente. Per questo motivo, il Tar del Lazio ha deciso di condannare l'ente e intimare la consegna, entro 30 giorni, della documentazione richiesta.
È questa la storia di una donna che, dopo i lavori effettuati nella porzione del centro storico in questione, si era vista riconsegnare l'immobile di cui era proprietaria allo stato grezzo e priva di utenze, "con obbligo dell'amministrazione comunale - si legge nelle premesse della sentenza - di procedere ‘alla redazione del nuovo accatastamento e alla predisposizione degli atti di esatta individuazione patrimoniale'".
Nello specifico, la donna aveva richiesto al Comune gli atti inerenti il piano integrato - e dunque anche la sua proprietà - per la tutela dei suoi diritti e interessi legittimi.
L'ente, però, è rimasto in silenzio e, di conseguenza, trascorsi i giorni consentiti dalla legge per la consegna degli atti richiesti tramite regolare accesso, è scattato il ricorso al Tar.
Il Comune, nonostante la regolare notifica, ha deciso di non costituirsi nel giudizio e la causa è stata trattenuta in decisione.
"Il ricorso per l'accesso è fondato e meritevole di accoglimento - si legge nella sentenza - La signora, proprio per la sua condizione di proprietaria di un immobile ricompreso nel Piano di recupero e di soggetto aderente al comparto edificatorio è, senza dubbio, titolare di un interesse concreto e attuale all'ostensione dei documenti in questione, che non ricadono in nessuna delle categorie di cui all'articolo 24 della legge 241 del 1990 (esclusione dei diritti d'accesso agli atti, ndr) e appaiono indispensabili alla ricorrente per verificare l'adempimento da parte dell'amministrazione degli impegni assunti con il Piano stesso e per salvaguardare i suoi diritti. Da qui - scrivono i giudici - l'illegittimità del silenzio serbato dal Comune di Velletri sulla sua istanza e la necessità di ordinare al Comune stesso di consentire alla ricorrente di visionare e di estrarre copia dei suddetti atti, nel termine di 30 giorni dalla comunicazione o notificazione, se anteriore, della presente pronuncia".
Tra l'altro, con la sentenza di recente pubblicazione, il Comune è stato anche condannato alla rifusione, in favore della ricorrente, delle spese di lite, liquidate in complessivi 1.000 euro, oltre agli accessori di legge e in aggiunta alla rifusione del contributo unificato.