Sequestrati i telefonini alle due ragazzine che, agganciate proprio attraverso i loro smartphone, gli inquirenti ritengono essere cadute nella rete di «Blue Whale». Da quegli apparecchi, quasi sicuramente tramite una perizia, la polizia postale dovrà ora cercare di risalire ai misteriosi «tutor», ovvero agli «orchi» che sfruttando un'applicazione hanno inviato alle minorenni le regole del macabro gioco dei suicidi. Intanto dall'inchiesta sull'inquietante fenomeno aperta dal sostituto procuratore Gregorio Capasso emerge un'altra terribile conferma ai dubbi iniziali: una delle due vittime aveva iniziato ad incidersi, ovvero a procurarsi dei tagli, primo «step» in quel terribile cammino che ha già spinto troppi minori a togliersi infine la vita.
Attorno a «Blue Whale», dopo le prime segnalazioni giunte da associazioni a difesa dei minori e assistenti sociali, si erano subito messe al lavoro le forze dell'ordine. Il dubbio appunto era quello che, anche in terra pontina, dei ragazzini potessero essere stati agganciati da quanti, sfruttando soprattutto il web e in particolare i social network, attirano i minorenni in una trappola, quella nota come «Balena Blu», spingendoli nell'arco di cinquanta giorni a togliersi la vita buttandosi dal palazzo più alto della città mentre un altro minore filma la scena.