Un rapporto sbilanciato, pieno di rischi per il concessionario che doveva essere a costo zero per il Comune ma che fino ad oggi avrebbe prodotto invece debiti, loculi provvisori costruiti in emergenza e gran parte dei rischi di impresa trasferiti sulle casse pubbliche. Era stata per prima l'Anticorruzione a dirlo a chiare lettere e a censurare la gestione dell'affaire cimitero. Oggi, a distanza di mesi a muoversi per accertare e verificare questa impasse è la Guardia di Finanza. I militari del nucleo di polizia tributaria hanno fatto visita ad inizio settimana negli uffici del Comune per acquisire tutta la documentazione relativa al contratto di gestione e di ampliamento di cimitero da parte di Ipogeo Latina, a partire dalla convenzione stipulata l'11 marzo del 2009 fino agli ultimi atti di una storia complessa e ingarbugliata attraversata da due commissari prefettizi e tre sindaci e culminata con un decreto ingiuntivo del privato contro il Comune da 13 milioni e 798mila euro. L'azione della Finanza su delega della Corte dei Conti prenderebbe le mosse da una delibera molto pesante, la numero 577, pubblicata a giugno dall'Autorità anticorruzione (che era stata investita del caso dallo stesso gestore sotto Di Giorgi ma anche dalla presidenza del Consiglio dei Ministri in seguito a un'interrogazione del senatore di Latina Giuseppe Vacciano) e che aveva messo sotto una lente fortemente critica le passate gestioni amministrative e dirigenziali. 

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