Si è tolto la vita poco dopo l'una di stanotte (20 giugno 2017), nel bagno di una cella del carcere di Velletri, il 31enne Marco Prato, accusato dell'omicidio di Luca Varani, il giovane ucciso a Roma il 4 marzo 2016 a margine di un festino a base di droga e sesso.

Prato, stando a una prima ricostruzione dell'accaduto, è stato trovato esanime da un agente di polizia penitenziaria che stava effettuando il giro di controllo nella sezione 4°B, una parte "precauzionale" del penitenziario di Lazzaria: attratto da un forte odore di gas provenire dalla cella, ha deciso di entrare e, in bagno, ha trovato Prato con la testa avvolta da un sacchetto di plastica con all'interno una bomboletta del gas.

Immediati i soccorsi sia da parte dei poliziotti che del personale sanitario del carcere: purtroppo, però, non c'è stato nulla da fare per salvargli la vita. 

Il suo corpo è stato quindi messo a disposizione del magistrato competente, che ha disposto la rimozione della salma per effettuare l'autopsia.

Prato - recluso a Velletri dal marzo scorso, dopo lo spostamento dal carcere romano di Regina Coeli - si è tolto la vita a poche ore dal processo a suo carico. Domani, infatti, ci sarebbe stata l'udienza con rito ordinario, procedimento che aveva scelto diversamente dall'altro uomo arrestato con lui e accusato del delitto Varani, ossia Manuel Foffo, già condannato a trent'anni con rito abbreviato.

Prato avrebbe anche lasciato una breve lettera per spiegare i motivi del suo gesto: secondo fonti d'agenzia, avrebbe evidenziato di non reggere più la pressione a causa delle menzogne dette su di lui e dell'attenzione mediatica puntata su di lui.