Ha scelto di collaborare con la giustizia, si è sottoposto a tutte le verifiche necessarie, si è autoaccusato di reati che nessuno gli aveva mai contestato, è riuscito a convincere investigatori e magistrati e adesso è già dentro un programma di protezione della Direzione distrettuale antimafia. Renato Pugliese, 30 anni, enfant prodige della criminalità pontina, ha imboccato la strada del ravvedimento e sta offrendo il proprio contributo alla rilettura minuziosa degli ultimi dieci anni di malavita nel capoluogo. Ora che il percorso collaborativo del giovane è di pubblico dominio, le voci si accavallano, le dietrologie si sprecano e le ipotesi si fanno strada dentro e fuori degli ambienti di riferimento di Pugliese e degli ex compagni di strada. «Aveva già fatto la sua parte durante le indagini su Don't touch - dice qualcuno che lo ha frequentato a lungo, - Ha collaborato con la polizia anche sul conto del padre, Cha Cha Di Silvio, forse contribuendo al suo arresto». Buttata lì, l'affermazione ha palesemente l'aria di voler screditare la figura di Renato Pugliese, benché la tesi di un avvicinamento alla questura nel periodo delle indagini su Don't touch pare abbia qualche fondamento. E chissà che proprio la disponibilità a fornire indicazioni su un procedimento che vedeva coinvolto anche il padre sia stato il lasciapassare di Pugliese per entrare nelle grazie degli inquirenti. Balzato ancora giovanissimo agli onori delle cronache per essere stato un componente del gruppo dedito alle estorsioni per conto di Massimiliano Moro, Renato Pugliese era poi finito sotto accusa perché ritenuto responsabile della morte accidentale del titolare di un locale notturno, Vincenzo Bruzzese, nel corso di un alterco. Assolto in appello da quell'accusa che gli era costata una condanna a diversi anni di carcere in primo grado, Renato Pugliese si era in qualche modo rifatto una vita, con un lavoro e un'esistenza almeno in apparenza appartata. Fino a tornare in auge, anche se con la veste di conciliatore, all'indomani dell'omicidio di Matteo Vaccaro, il 29enne ucciso con un colpo di pistola al Parco Europa di via Bruxelles dopo un contrasto nella zona dei pub. Prima del drammatico confronto all'aperto nel corso del quale Matteo Vaccaro perse la vita, i contendenti si erano rivolti a Renato Pugliese per cercare una mediazione risolutiva. Ma non era servito. Conservata a lungo la sua veste di outsider ormai estraneo alle attività di un ambiente al quale è comunque sempre rimasto legato, Pugliese era inaspettatamente finito di nuovo nei guai per una estorsione compiuta ai danni di una coppia di commercianti.

Ulteriori dettagli sull'edizione cartacea di Latina Oggi