Le pronunce del Tribunale del Riesame di Roma che avevano demolito le ipotesi associative contestate dal pm e dal giudice per le indagini preliminari a buona parte delle persone finite in carcere per i fatti dell'inchiesta denominata Olimpia, non hanno scalfito più di tanto le convinzioni del sostituto procuratore Giuseppe Miliano, per conto del quale i carabinieri hanno notificato ieri a 38 persone, tutte indagate, l'avviso di avvenuta chiusura delle indagini preliminari. Chi si aspettava una drastica «riforma» dei capi di imputazioni contenuti nell'ordinanza del Gip Mara Mattioli a cui era stata data esecuzione nel novembre 2016 è rimasto deluso, o comunque spiazzato: il magistrato è tornato a contestare due delle tre ipotesi di associazione per delinquere che erano valse l'ordinanza di custodia cautelare ad un nutrito gruppo di persone tra politici, dirigenti comunali, professionisti e imprenditori. Gli elementi indiziari raccolti nel corso della lunga indagine dei carabinieri, molto spesso vere e proprie prove documentali sostenute anche dal parere di consulenti tecnici d'ufficio, avrebbero comunque agevolmente sostenuto la prospettazione delle ipotesi che accompagnano i cosiddetti «reati fine», ma anziché prendere quella scorciatoia e cercare di portare tutti o quasi tutti a processo per rispondere di abuso d'ufficio o di falso ideologico, di truffa e di violazione delle norme in materia urbanistica, di frode nelle pubbliche forniture e in qualche caso di rivelazione di segreto d'ufficio, il sostituto Miliano ha voluto mantenere alto il tiro ribadendo la propria convinzione di essersi trovato di fronte a diversi gruppi di persone bene organizzate e strutturate per portare a compimento disegni volti a favorire questo o quello, a seconda delle situazioni divenute oggetto dell'inchiesta Olimpia. Nell'avviso di conclusione delle indagini resistono infatti l'ipotesi associativa relativa all'approvazione delle varianti ai Piani particolareggiati (quelli annullati dall'amministrazione commissariale di Barbato) e al caso della concessione rilasciata all'impresa di Massimo Riccardo in via Quarto, e così anche l'ipotesi associativa confezionata per la vicenda dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria dello stadio Francioni.

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