Non hanno ancora dodici anni, ma sono già taccheggiatori esperti. E non rubano per gioco, non frugano tra gli scaffali dei negozi in cerca di caramelle o giocattoli come potrebbe suggerire la loro età e come, soprattutto, sarebbe anche normale, seppure deprecabile: con la loro condotta illecita contribuiscono infatti al sostentamento delle loro famiglie. Per i due giovanissimi protagonisti di questa storia rubare è una missione e rischia di trasformarsi nella loro "professione". Il destino di due ragazzini rom sorpresi a rubare, alcuni giorni fa, in un'attività commerciale del centro di Latina, è comune ancora oggi a troppi bambini, anche nel capoluogo pontino. Chi li spinge a rubare sa benissimo che non sono imputabili, neppure davanti al giudice del Tribunale per i Minori: lo saranno dopo i 14 anni, ma una volta compiuta la maggiore età le loro fedine penali saranno nuovamente immacolate. Non è la prima volta che le forze di polizia hanno a che fare con bambini intervenendo per un furto in un negozio, ma l'ultimo episodio riporta a galla un vero e proprio sistema che le famiglie dei baby ladri mettono in piedi per aggirare i controlli oltre che i guai giudiziari. I due dodicenni in questione sono stati pizzicati la scorsa settimana tra gli scaffali del megastore H&M mentre cercavano di allontanarsi con duecento euro circa di merce dopo avere danneggiato i capi di abbigliamento per sfilare i dispositivi anti taccheggio. 

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