Salvo imprevisti, l'embargo dovrebbe durare soltanto pochi giorni, ma come tutte le misure di prevenzione, anche questa è appesa al filo dell'incognita.
Da ieri le sacche di sangue provenienti dalle donazioni volontarie effettuate sul territorio del Comune di Latina sono sottoposte ad una sorta di quarantena per la durata di cinque giorni. La misura è stata imposta dal Centro Nazionale Sangue, all'esito di una recrudescenza dei casi di Chikungunya registrati nel capoluogo pontino. Si pensava di aver superato la boa dell'emergenza che nelle scorse settimane aveva destato qualche allarmismo e comportato la sospensione delle donazioni nel quartiere di Latina Scalo, ma il virus trasmesso dalla zanzara tigre continua a farsi sentire qua e là, imponendo l'adozione di cautele. E stavolta, a differenza di quanto era accaduto all'indomani della registrazione del caso di infezione a Latina Scalo, non ci sono state sospensioni delle donazioni, ma più semplicemente il sangue raccolto viene «parcheggiato» per alcuni giorni prima dell'utilizzo. Perché cinque giorni? Lo spiega il Presidente dell'Avis di Latina Marco Fioravante. «E' stato accertato che il virus della Chikungunya si manifesta nel giro di cinque giorni al massimo da quando è stato contratto dall'uomo, perciò si è pensato di impegnare i donatori a comunicare al Centro trasfusionale qualsiasi eventuale anomalia nello stato di salute durante i giorni seguenti la donazione. Se dopo cinque giorni non è accaduto nulla di insolito, il donatore ne dà comunicazione e la sua sacca di sangue viene messa in circolazione».