Ottocento euro. E' questa la cifra che al momento costa a Vittorio De Luca un'accusa di concorso in omicidio volontario premeditato, accusa che prevede, data l'aggravante, la possibilità di una pena all'ergastolo. Ottocento euro è il compenso che l'uomo ha detto sia al Pm che al giudice per le indagini preliminari, di aver ricevuto da Massimiliano Sparacio per rimediare la Honda Hornet e per accompagnarlo ad Aprilia. Lo ha ammesso senza remore l'arrestato, ma ha anche tenuto a sottolineare che per quanto lo riguarda, lui ha sempre saputo che la "spedizione" era volta a dare una lezione alla vittima, che De Luca non aveva mai visto né conosceva. Il giovane di Anzio ha riferito che Sparacio voleva spezzare le gambe al 47enne e che per questo aveva portato uno sfollagente. Lui, la pistola, non l'avrebbe mai vista né sapeva che il complice ne era in possesso. E quella pistola - è la versione invece dello Sparacio, anch'egli reo confesso - l'assassino se la sarebbe procurata quattro anni prima. L'avrebbe acquistata da uno zingaro di nome Janko quando i rapporti con Luca Palli hanno iniziato a precipitare.
Sapeva di poter contare sull'aiuto - retribuito - del giovane De Luca perché già in passato aveva avuto modo di "aiutarlo" economicamente. A quanto è dato sapere, Sparacio avrebbe affermato di voler affrontare il Palli che solo pochi giorni prima gli aveva rivolto la più grave delle minacce che avrebbe mai potuto ricevere: il 10 novembre in Tribunale ci sarebbe stata l'udienza contro di lui intentata dalla compagna del Palli, licenziata dallo Sparacio anni prima. Ricordando questa data, Palli avrebbe nuovamente preteso 30mila euro e l'eventuale rifiuto del convenuto avrebbe avuto come conseguenza l'uccisione della figlia, di appena 6 anni. Sarebbe questa la molla che avrebbe fatto scattare l'assassino e l'avrebbe spinto a voler "spezzare le gambe" dell'uomo che da anni lo avrebbe tormentato.