È stata una contesa civile tra un ex socio e una cooperativa edilizia di Anzio, a svelare la "particolare" gestione della coop che in questi giorni ha subìto l'avvio, da parte della Regione Lazio, del procedimento di scioglimento per atto dell'autorità. La questione non è semplice. L'ex socio ha una contesta finanziaria con la coop per aver versato un anticipo e pagato parte del mutuo dell'appartamento, in cui non ha mai vissuto, a causa di una serie di contestazioni su irregolarità allora presunte. L'ex socio ha denunciato una gestione autoritaria della coop da parte del costruttore: assemblee mai fatte, nessun confronto sulla gestione, aver venduto le abitazioni a prezzi di mercato nonostante i contributi pubblici e persino abusi edilizi, sia nella zona delle cantine dei soci - diventati a suo dire garage del costruttore -, che del sottotetto, trasformato in attici da porre in vendita tramite un'agenzia immobiliare di Genzano. Una denuncia precisa che, oltre a essere affrontata in Tribunale a Velletri, è stata inviata anche alla Regione Lazio, che ha finanziato parte della realizzazione di due dei tre immobili realizzati dalla coop, e al ministero dello Sviluppo economico (Mise). L'uomo si è quindi dimesso da socio chiedendo indietro i soldi che aveva investito. La proprietà, invece, sostiene di essere in credito con l'ex socio per delle rate di mutuo non versate. Mentre la prossima udienza in Tribunale è stata fissata per il mese di settembre del 2018, sulla gestione della coop ministero e Regione hanno già preso posizione. Nella relazione conclusiva rispetto a diverse ispezioni effettuate dal ministero, il Mise sostiene che emerge il ruolo preponderante del costruttore che "determina in via esclusiva le scelte gestionali della coop". «Si può affermare - si legge - che la coop ha portato a termine tre programmi di realizzazione di immobili, due dei quali con contributo della Regione, uno dei quali quando la coop non era iscritta all'Albo nazionale». Per questo la Regione è stata sollecitata alle verifiche del caso per avviare i provvedimenti conseguenti. Il ministero poi solleva perplessità sui bilanci, al punto di inviare la relazione all'amministrazione finanziaria. «In aggiunta alle irregolarità riscontrate» si legge ancora, si evidenzia che le cariche sociali non sono correttamente costituite coinvolgendo persone che non sono associate alla coop. «Le gravi irregolarità - concludono dal ministero - inducono a concludere che la coop non persegue lo scopo mutualistico: per tale motivo ci sono i presupposti dello scioglimento d'autorità». Scioglimento subito avviato dalla Regione. Resta la contesa sul contributo versato dalla Pisana e la questione dell'abuso edilizio, i cui atti dopo alcuni accertamenti controversi, sono stati inviati in Procura.